Referendum, il sì della Consulta “Sul nucleare il quesito è chiaro”

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ROMA – Ormai era scontato, ma ora è ufficiale, scritto in una sentenza della Consulta. Il quesito sul nucleare è «chiaro, omogeneo, univoco». Sette pagine della Corte, firmate dal relatore Giuseppe Tesauro, ex Antitrust, chiudono la querelle con un “due a zero” contro il governo, cui prima la Cassazione e adesso l’Alta Corte hanno contestato di aver tentato di “aggirare” il referendum con un decreto, l’omnibus, e due commi, il secondo e l’ottavo che, come scrive Tesauro, «erano strumentali a consentire, sia pure all’esito di “ulteriori evidenze scientifiche” sui profili della sicurezza nucleare, di adottare una strategia energetica nazionale che non escluda espressamente l’uso di energia nucleare». Camera di consiglio di un’ora, secca unanimità , 13 giudici su 13, un giro di tavolo sul testo di Tesauro, il voto. D’accordo pure giudici considerati di “destra” come Mazzella e Napolitano. Confermato il pronostico del neo presidente Alfondo Quaranta.

Adesso si aprono gli ultimi giorni di “guerra” referendaria. Di Pietro è entusiasta del risultato («Lezioni giuridica e di civiltà »). Entusiasta il suo avvocato, il costituzionalista Alessandro Pace («Non c’erano dubbi che avessimo ragione»). E l’avvocato del Pd Gianluigi Pellegrino parla di «vittoria del corpo elettorale». Anna Finocchiaro («Smascherata la truffa del governo»). A sera Bersani fa un pronostico che pesa: «Qui si vince facile, come a Milano».
Lo scontro si sposta sulla campagna referendaria. Dall’Agcom, la Commissione servizi e prodotti, arriva una pesante censura per il Tg2. Nonostante gli ultimi richiami «persistono ancora carenze». Scatta l’obbligo «di trasmettere le tribune referendarie e i messaggi autogestiti, per ognuno degli ultimi tre giorni di campagna, su tutte le reti generaliste, assicurando a rotazione per ciascuna giornata la collocazione nella fascia di maggior ascolto». «Tanto non accadrà  nulla» si lamentano i Pd Giuseppe Giulietti e Vincenzo Vita. Giuseppe Zaccaria denuncia che al Tg2 delle 13 hanno sbagliato la data del referendum, 13 e 14, anziché 12 e 13. «Un errore è un errore, ma il dubbio su una regia è legittimo». Vinicio Peluffo, Pd della commissione di vigilanza Rai, contesta Porta a porta «per non aver ancora dedicato una puntata ai referendum». Subito replica Vespa («Andrà  in onda giovedì»). Leoluca Orlando (Idv): «Servizio pubblico, se ci sei batti un colpo».
Ma c’è un nuovo allarme sulla consultazione, il voto degli italiani all’estero. Che hanno ricevuto il vecchio quesito e su quello stanno votando. Voto valido, nullo, da rifare? Si muove Di Pietro, ma non solo. Casini propone che «il presidente della Camera chieda al governo di costituire un gruppo di lavoro con i parlamentari eletti all’estero per garantire la trasparenza delle procedure elettorali».
Dal Pdl continua il pressing sul non voto. Non andranno alle urne il leghista Castelli e il pdl Lupi, non vota il ministro Romano («Problemi non da sì o no»). Non va Osvaldo Napoli. Il governatore Zaia conferma il sì per acqua e nucleare. La Prestigiacomo: «Dopo Fukushima va ripensata la scelta strategica del paese». Vota la Marcegaglia e dalle sue dichiarazioni s’intendo chiari dei «no».

 


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