by Editore | 6 Giugno 2011 7:13
WASHINGTON – Unito e appoggiando sempre valori e bisogno di democrazia, il mondo occidentale ce la farà : contro le sfide della crisi economica e contro le minacce all’ambiente, in Afghanistan e nella democratizzazione del Nordafrica. Deve sapere che le sfide sono comuni, affrontarle insieme. E per Washington, su questi temi, la Germania è definita per la prima volta da Washington alleato chiave globale a pari dignità , e modello di crescita e giustizia sociale. È quanto dice il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama alla vigilia del viaggio di due giorni a Washington della cancelliera Angela Merkel.
Signor presidente, lei premierà la cancelliera Merkel con l medal of freedom, la massima onorificenza civile americana. Quali qualità apprezza in lei, quali qualità le sembrano distinguerla da altri leader europei?
«La cancelliera Merkel è stata la scelta giusta perl a Medal of freedom, perché incarna la premessa di libertà e le possibilità aperte dalla democrazia. Dopo la caduta del Muro di Berlino e la riunificazione, lei ha abbattuto barriere, diventando la prima tedesca dell’est e la prima donna eletta cancelliera federale. Per me, per i miei compatrioti e per la gente nel mondo, la storia di Angela Merkel è un’ispirazione».
In passato le recessioni andavano e venivano, ed era prevedibile: la ripresa cominciava prima negli Usa e i tassi di crescita usa erano più alti di quelli europei. Stavolta è diverso: la Germania ha affrontato l’ultima recessione meglio degli Usa. Perché? L’America può imparare qualcosa dall’esempio tedesco?
«Sono felice che le economie dei nostri due paesi crescano, sebbene il nostro tasso di crescita non sia sempre stato lo stesso. Storie diverse, passati diversi segnano le nostre politiche. L’America ha profonde memorie dell’alta disoccupazione nella Depressione, la Germania ebbe esperienze da lasciar cicatrici con l’inflazione. Ma i nostri obiettivi fondamentali sono gli stessi: riteniamo necessario che i mercati funzionino bene, e che Germania e Usa debbano essere al centro degli sforzi per garantire che la crescita mondiale sia sostenibile ed equilibrata. La Germania, e altri paesi europei, hanno dovuto fare scelte dure sulla spesa e i tagli al bilancio, e anche noi affrontiamo questi problemi. Tutti cerchiamo il giusto equilibrio tra la necessità di una forte ripresa e i passi necessari per garantire la nostra sostenibilità fiscale a lungo termine».
Ma la Germania non potrebbe fare di più quanto a responsabilità politica globale? La non partecipazione all’azione in Libia non indica gravi limiti nella volontà tedesca di assumersi responsabilità militari?
«La Germania è già un leader globale, e siamo in contatto costante per coordinarci. Ha circa 7000 soldati schierati in operazioni in tutto il mondo, dà un significativo contributo alla pace e alla sicurezza internazionali. Apprezzo particolarmente la sua partecipazione alla Isaf in Afghanistan: fornisce 5000 soldati, il terzo contingente per importanza, ha il comando dell’intera regione nord, guida due team di ricostruzione, dà supporto logistico a tutte le forze Isaf nell’area, inclusi migliaia di soldati americani. Quanto alla Libia, non c’è decisione più difficile che scegliere se inviare i propri uomini e donne in armi in un conflitto armato. Ma noi apprezziamo il contributo tedesco alle operazioni Nato su tutti i fronti, dai Balcani all’Afghanistan, fino al corno d’Africa e alla Libia. E voglio sottolineare che la Germania ha un ruolo importante rispetto alle transizioni democratiche in atto in Nordafrica. Parleremo con la cancelliera di come collaborare ancora meglio sui cambiamenti nella regione, inclusa la Libia».
Ma quanti cambiamenti democratici possiamo realmente aspettarci in una regione come il Nordafrica, praticamente priva di esperienze democratiche?
«Affrontiamo molte sfide in Medio Oriente e in Nordafrica. Non sono transizioni facili, richiederanno tempo. Ma esistono anche i momenti delle opportunità storiche. La richiesta di riforme politiche ed economiche che viene dai popoli della regione è legittima, va ascoltata. La violenza contro pacifiche proteste è inaccettabile, deve finire. Leader che usano la violenza contro i loro popoli devono capire che non riusciranno a soffocare la voglia di cambiamento con l’oppressione. Alcuni cambiamenti già avvenuti sono epocali, come per esempio in Egitto. Vogliamo aiutare gli sforzi di libertà in Medio Oriente e Nordafrica. La mancanza di esperienza democratica nella regione non rende meno valido o meno meritevole di aiuto il desiderio di libertà di quei popoli».
L’America è una potenza globale, Germania, Regno Unito o Francia sono potenze medie. Ricorda esempi in cui lei ha cambiato idee su un tema strategico globale, dopo aver parlato con un leader europeo?
«Con la cancelliera mi consulto su ogni tema importante della mia agenda internazionale, apprezzo molto il suo pragmatismo e il suo parlar chiaro. Non siamo sempre d’accordo su tutto, non accade mai tra alleati. Ma ci parliamo onestamente e apertamente, come devono fare buoni amici, e credo che ciò abbia rafforzato la nostra consapevolezza che le sfide sono condivise. I grandi temi del mondo d’oggi esigono che lavoriamo insieme. Il nostro rapporto con l’Europa è la pietra angolare del nostro impegno nel mondo, e un catalizzatore di azione globale. La Germania è al centro dell’Europa, e la nostra cooperazione è centrale per tutto quanto speriamo di fare nel mondo».
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