“Tre aliquote Irpef più basse ma non si scassa il bilancio”

by Editore | 15 Giugno 2011 8:32

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ROMA – Ripartire dal fisco e dalla riforma delle tasse: ecco come il governo intende reagire al doppio schiaffo ricevuto dai risultati delle amministrative e dai referendum. La situazione è difficile, va data una scossa: all’interno della maggioranza lo chiede la Lega («Coraggio» esorta Maroni) e ora lo mette in conto anche il ministro Tremonti: «Si apre una fase di possibile lavoro», ha detto ieri parlando alle piccole imprese della Confartigianato, platea sensibilissima al tema. Ma il ministro dell’Economia ha fatto di più: pur precisando che la riforma va fatta a costo zero (proprio ieri la Banca d’Italia ha segnalato un nuovo scatto del debito pubblica, da marzo ad aprile è cresciuto di 22 miliardi). Il progetto che ha in testa prevede di riassumere la questione in tre aliquote e cinque imposte.
Prima di tutto, ha chiarito Tremonti, l’intervento non può prescindere dalla tenuta dei conti pubblici: «Scassare il bilancio è una strategia che non è nell’interesse della gente, è un prodotto dell’irresponsabilità ». Ma salvati i conti, la riforma si può fare: «E’ possibile ridurre il sistema fiscale a cinque imposte, accorpando le minori». E soprattutto: «Credo siano giuste tre aliquote, le più basse possibili: sono il miglior investimento per combattere l’evasione» ha detto il ministro. Poi certo, ha precisato, «scaglioni e calcoli dipendono da quanto riusciamo a tagliare». Ma se oggi le aliquote sono cinque (del 23, del 27, 38, 41 e 43 per cento), la ipotesi di cui si parla, riguardo alle future tre, è di fissarle al 20, al 30 e al 40 per cento.
Trovare le risorse per coprire i costi della riforma non sarà  cosa da poco: «E’ facile dire no ai tagli lineari – si è lamentato Tremonti – ma quando vai a parlare uno ti dice sempre “taglia l’altro”». Gli spazi si possono trovare riducendo i costi della politica e rimettendo mano all’«enorme catalogo delle voci di esenzione e dei regimi di favore: sono 471 e valgono oltre 150 miliardi». Questo è un paese dove si può dedurre troppo «dalle palestre alle finestre» ha detto il ministro «il magazzino va rivisto». Non solo: la revisione delle esenzioni va accompagnata ad una revisione delle concessioni in campo assistenziale. «Nei decenni abbiamo costruito due torri di Babele, quella fiscale e quella assistenziale». Un «caos», un «enorme bacino dove recuperare risorse per fare la riforma fiscale»: «Vi sono milioni di assegni assistenziali che non corrispondono alla realtà  del paese: a quelli che hanno i gipponi, per esempio, vanno tolti» ha spiegato il ministro. Ma nemmeno la politica potrà  tirarsi indietro, anzi «dovrà  dare quel buon esempio» necessario «a legittimarsi in un paese nuovo». Per cominciare, un bel taglio ai voli di Stato: «Meno aerei blu e più Alitalia» ha detto Tremonti precisando che di essere rientrato a Roma con la compagnia di bandiera. Ma soprattutto, ha suggerito, «incarichi politici e pubblici vanno remunerati nella media europea».
Basterà  tutto questo per trovare le risorse necessarie alle riforma e soprattutto per riportare i consensi dalla parte del governo? La Lega chiede di fare in fretta. «Mia nonna diceva che uno sberlone fa male, ma a volte ti fa rinsavire – ha commentato il ministro dell’Interno Maroni – il governo deve avere il coraggio di fare scelte popolari o anche impopolari, ma che vanno nella direzione giusta. Abbiamo preso degli impegni, uno di questi è la riforma fiscale. Questo è il momento di fare le cose: se c’è la crisi ci vuole più coraggio, oltre alla prudenza. Spero davvero si metta mano a questa categoria del coraggio».

 

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