“Porto in scena Nilde Iotti la politica centrata sui valori”

by Editore | 21 Giugno 2011 6:26

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La faccia chiara, calma e classica di Michela Cescon sta per trasformarsi a teatro nella faccia compassata e solenne di Nilde Iotti. L’attrice interpreterà  la grande politica debuttando il 25 giugno al teatro San Nicolò di Spoleto, al Festival dei Due Mondi, in Il tredicesimo punto di Sergio Claudio Perroni, la messinscena dello spettacolo prodotto dallo Stabile di Catania è di Roberto Andò. La protagonista in questo tributo alla Iotti si impegna in due ruoli speculari.
In due atti unici lei, Cescon, passerà  da una politica fatta di ideali ai politicanti di oggi per cui conta solo l’immagine. Che rapporto c’è?
«Il primo tempo è un monologo, e sono in una sorta di camera dei ricordi pubblici e intimi d’una donna eletta presidente della Camera, che ha avuto una difficile relazione con Togliatti, che ha vissuto i tempi della Resistenza, delle battaglie femminili, del varo della Costituzione, del confronto con Stalin, sempre in difesa d’un pensiero e d’una dignità . Il secondo atto riproduce uno studio televisivo di adesso dove il segretario d’un partito di centrosinistra discute coi suoi se sia il caso o no di evocare l’esempio di Nilde Iotti in un faccia a faccia col leader della destra, e io assumo i panni d’una truccatrice che sfodera opinioni molto concrete, fino a un colpo di scena».
Le ha posto problemi, o scrupoli, una figura autorevole come quella della Iotti?
«Partendo dal fatto che lei parla di se stessa anche come ragazza intraprendente e spudorata, è prevalsa l’idea che io mi limitassi a un aspetto sciolto, mantenendo la mia fisicità , i miei capelli magari un po’ alla maniera degli anni ‘50, per poi rendermi lentamente più istituzionale, attraverso piccoli dettagli. La caratteristica invariata è la sobrietà  di una persona che nasce figlia di contadini, cattolica, che a 26 anni entra nel Pci, e che affronta un’esistenza epica ma sempre con decoro».
E invece come ha dipinto la donna semplice che chiede al segretario della sinistra (Giovanni Argante) di risfoderare il carisma umano della Iotti?
«In questa veste ho tirato fuori la Cescon quasi veneta d’origine, la me stessa sbarazzina e istintiva, puntando su una semplicità  che però poi mostra di saperla lunga. Se nella parte più biografica ci sono passaggi faticosi e dolorosi, ammetto che come borgatara stipendiata dalla tv mi diverto».
Ci sono entrambi gli aspetti della Iotti, il destino politico e il privato?
«Sì, c’è tutto, slancio, amore, e poi tante rinunce. Ed è un percorso pazzesco, quello giovanile. La Iotti diventa comunista non per spinta ideologica, ma perché è diretta testimone di ingiustizie: vede da vicino quelli che stanno per essere uccisi nella Resistenza, e le classi maltrattate, e reagisce. Poi deve subire gli ostracismi dell’opinione pubblica per il suo rapporto con Togliatti. Ma va sempre avanti. E alle sua azioni corrispondono le parole, e viceversa. Il contrario di adesso».

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