“Niente panico, i fondamentali sono solidi”

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MILANO – Calma e sangue freddo: «Bisogna evitare l’effetto palla neve – dice un trader dalle sale operative -. Gli annunci negativi si stanno autoalimentando, ma i fondamentali sono più solidi di quanto sembrano». Qualcuno richiama la sindrome del 1991, quando l’Italia, prima della svalutazione della lira, era sull’orlo del default, «ma oggi la situazione è completamente diversa. È sbagliato generare allarmismo nei risparmiatori, meglio reagire in modo razionale». 

Certo il comparto del credito è l’anello di congiunzione tra la crisi debitoria internazionale e le tasche dei consumatori, «ma chi ha in portafoglio i titoli delle banche deve restare tranquillo» spiega il fondatore di Anthilia Giovanni Landi che aggiunge: «Ci sono istituti che scambiamo al 40% del book value. Sono, cioè, molto più solidi di come le valuta il mercato. Insomma, non c’è nulla che giustifichi i volumi registrati in Borsa e assolutamente non c’è alcun rischio per i depositi». In realtà  il crollo del comparto bancario potrebbe anche aver una spiegazione tecnica: le principali banche italiane stanno, infatti, procedendo quasi contemporaneamente ad aumenti di capitale. Per coprirsi dal rischio dei titoli inoptati potrebbero aver venduto allo scoperto azioni proprie per poi riacquistarle a prezzi più bassi. I piccoli investitori rischiano quindi di cedere i loro diritti a prezzi più bassi del valore reale: «Se la liquidità  non è proprio necessaria – prosegue il trader – sarebbe meglio non vendere». Per Landi però sull’azionario si giocano due partite diverse: «Da un lato i titoli industriali in ripresa, anche se più lentamente del previsto, dall’altro i finanziari estremamente volatili e legati alla fiducia dei mercati».
Diversa la situazione sui titoli di Stato. Intanto perché la situazione dell’Europa periferica è legata al salvataggio della Grecia, mentre la l’Italia resta più solida. «La salvezza degli Stati in crisi resta legata all’intervento delle istituzioni internazionali» dice Luca Vaiani, responsabile gestioni a rendimento assoluto e fondi chiusi di Fondaco Sgr che aggiunge: «Chi ha investito in titoli di Stato a rischio ha già  perso, quindi adesso bisogna preoccuparsi di limitare i danni. Anziché vendere, sarebbe meglio diversificare, magari acquistando debito dei Paesi emergenti che hanno fondamentali migliori di Spagna e Irlanda».

 


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