“Napoli, in 15 giorni più diossina che in 10 anni”

by Editore | 28 Giugno 2011 8:19

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NAPOLI – I falò di immondizia hanno avvelenato Napoli. I 300 roghi, solo delle ultime due settimane, hanno bruciato 2100 tonnellate di rifiuti, sprigionando nell’aria la stessa diossina che produrrebbe l’inceneritore di Acerra in dieci lunghissimi anni. Una concentrazione pazzesca e per di più dieci mila volte più pericolosa per i cittadini di quella prodotta da un impianto industriale – dicono i tecnici – perché le sostanze inquinanti si poggiano immediatamente sui terreni circostanti.
«Dal punto di vista della salute e delle malattie non ci sono realmente rischi», rassicura il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, che chiarisce anche che «per legge la sorveglianza sanitaria spetta a Regione e Asl, mentre i Nas devono intervenire in casi di emergenza». Ma a Napoli, chi è in prima linea tutti i giorni è preoccupato. A dare i dati sulla diossina prodotta dai 300 roghi è proprio l’amministratore delegato di Asìa (l’azienda di igiene urbana), Daniele Fortini, che aggiunge: «L’appello del sindaco Luigi de Magistris a non incendiare i cumuli di rifiuti è più attuale che mai. E soprattutto io chiedo ai cittadini di vigilare e intervenire perché dei “pochi” incoscienti non continuino con questa pratica pericolosissima per la salute pubblica». Solo nelle ultime 24 ore sono stati 47 gli incendi di spazzatura nel capoluogo e in provincia. E mentre, proprio per l’allarme sanitario, l’assessore comunale Tommasielli, in sinergia con il vice sindaco Tommaso Sodano, promuove una task force presso l’Ordine dei medici, le strade del centro tornano pulite. In strada le giacenze calano a 1550 tonnellate. Ma la crisi non è risolta. Anzi. C’è una nuova deadline: giovedì i due siti di stoccaggio provvisorio (dove sono stati riversati a ritmo continuo i rifiuti nelle ultime 72 ore, dopo l’ordinanza del sindaco Luigi de Magistris) saranno colmi e quindi i camion dovranno interrompere la super raccolta. Una situazione di calma apparente. Anche perché ricominciano anche i blocchi e le proteste. Ieri le Mamme Vulcaniche si sono incatenate fuori la discarica di Terzigno per protesta contro l’ipotesi di ampliamento dell’invaso. Si va avanti intanto sul fronte giudiziario dell’emergenza rifiuti. Ieri il governatore Stefano Caldoro – indagato per omissione di atti di ufficio ed epidemia colposa – è stato ascoltato dai magistrati del procuratore aggiunto Francesco Greco. Accompagnato dal suo legale, l’avvocato Alfonso Furgiuele, Caldoro ha presentato una relazione di nove pagine con la ricostruzione dei fatti di Napoli a partire dall’ottobre 2010. Da allora la città  ha vissuto tre emergenze rifiuti, e Caldoro ha ricostruito tutte le sue azioni in qualità  di governatore e gli ostacoli incontrati nel trasferimento dei rifiuti fuori provincia, non esclusi i sequestri di tre discariche da parte della stessa autorità  giudiziaria e il ricorso al Tar Lazio contro il trasferimento in Puglia. Ha quindi sottolineato l’impossibilità  di trasferire rifiuti in provincie dove avrebbe potuto crearsi una saturazione delle discariche. Un incontro durato un paio d’ore con i magistrati in un clima di piena collaborazione, puntualizza l’avvocato Furgiuele, che ricorda: «È stato sottolineato che il presidente Caldoro non è Bassolino o Bertolaso. Non ha i poteri di commissario straordinario per l’emergenza rifiuti e dunque ha agito nei limiti dei suoi poteri». Intanto proseguono le polemiche nella maggioranza sul decreto che dovrebbe far uscire Napoli dall’emergenza. Ieri il leghista Roberto Calderoli è tornato sull’argomento: il decreto passerà  solo se ci sarà  scritto che i rifiuti verranno trasferiti nelle regioni confinanti con la Campania. Cioè resteranno al sud, ha detto il ministro. E oggi a Roma vertice tra il presidente Stefano Caldoro e i parlamentari campani del centrodestra per intensificare il pressing sul governo in vista della riunione del Consiglio dei ministri di giovedì quando dovrebbe essere esaminato il decreto per ripristinare i flussi di rifiuti fuori regione. «Siamo di fronte a un’emergenza nazionale – chiosa Caldoro – è inaccettabile la posizione della Lega».

 

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