“Mi hanno chiamato e ho detto 4 sì” lo show referendario di Benigni

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SAN LEO – «Quattro sì, quattro volte sì. Sì, sì, sì, sì». Roberto Benigni porta la sua magia nei referendum. Ride, fa ridere, scherza. Ma è serissimo. Prova a rifare l’incantesimo nel sabato dei ballottaggi, due settimane fa. Allora dipinse un’Italia in cui vincevano Pisapia e il centrosinistra, Berlusconi e la Lega finivano a ruzzoloni. Fu buon profeta.
Ora tenta ancora il sortilegio. Al suo fianco c’è l’altro degli italiani più famosi nel mondo, Umberto Eco. «Celeberrimo saggista» lo dipinge più e più volte il sindaco di San Leo, meraviglioso paese sui colli fra la Romagna e le Marche. Qui, nel Montefeltro, hanno dato la cittadinanza onoraria al semiologo divenuto (anche) grande romanziere. Eco ha una casa nel Montefeltro, nei pressi di San Leo. Gli hanno organizzato una festa unica sul piazzale della fortezza di Francesco di Giorgio Martini dove fu rinchiuso e morì il conte Cagliostro. Panorama di colline, dirupi, boschi, strade fra i campi.
Benigni che bazzica da queste parti, perché sono i luoghi della moglie Nicoletta Braschi, è arrivato a far una prolusione sui generis al famoso amico. «Impreziosisce questo storico momento un grande attore» lo ha presentato entusiasta il sindaco Mauro Guerra. «Ohi, che giunta c’è. Ho fatto una gaffe?» ride Benigni quando ne ha già  dette di molti colori. Giunta civica di centrosinistra, no problem. Benigni legge brani di «Il nome della rosa», «Il pendolo di Foucault», «Il cimitero di Praga». Prima però, quasi introducendo i grandi misteri dei romanzi, eccolo onorare alla sua maniera Eco. «Alla sua presenza, mai accaduto dai tempi di Omero, come leggere pezzi di Aristotele con lui presente». Dalla grande Italia, alla piccola Italia. «La città  più bella d’Italia? San Leo. Una rocca e due chiese» disse Eco al Venerdì di Repubblica e ricorda il sindaco. Benigni guizza. «Eco viene a San Leo da 36 anni, io da 17 parlo di Berlusconi. Perché non mi danno la cittadinanza onoraria di Arcore? La città  più bella d’Italia, ho dichiarato, un uomo e trenta escort. Si assomigliano». San Leo ha scelto la Romagna, passando dalla provincia di Pesaro a quella di Rimini. «Anche Arcore lo farà . Sarà  provincia di Las Vegas. Gli ingegneri aspettano l’autorizzazione a procedere».
Benigni sogghigna e guarda il cielo che minaccia pioggia a rovesci. Il referendum partendo dal creato. «L’avete voluta l’acqua pubblica? Se non la privatizziamo fa quel che vuole. C’è un Signore che la vuole privatizzare e non solo ve la fa pagare sette euro in più, la trasforma anche in vino quando va ai matrimoni». La platea applaude felice. Ci sono Tonino Guerra con berretto leninista e Marco Paolini con pipa spenta. «Eco mi ha chiesto di venire qui – lancia Benigni – ho risposto quattro volte sì. E silenzio elettorale. Ma come dice Dante, è il paese là  dove il sì suona. Speriamo che almeno i padri della patria vengano ascoltati». Il menestrello impazza. «Qui a San Leo ho visto la cella di Cagliostro, un personaggio straordinario. Riusciva a manipolare le teste degli altri, aveva un sacco di donne. Si è dichiarato il più grande alchimista degli ultimi 150 anni, ha giurato sui figli e la moglie ha detto “Guardate che è malato”. Ora la cella è vuota. Trovarne uno così… Anche Cagliostro ha avuto questa storia con la nipote di Luigi XVI». Ce ne è ancora una volta per tutti. «La cella è libera. Bossi ci vuol fare una centrale nucleare. Se perdono questi referendum una scissione vera è quella della Lega: una scissione dell’atomo la fanno, una secessione magari».
Eco lo guarda come un maestro saggio. «Una delle teste che più influiscono nell’Occidente» lo dipinge l’attore. «Anche in Oriente» chiosa sorridendo il professore. E racconta il suo rapporto con San Leo e il perché dei testi scelti. «Il nome della rosa» per il convento, ispirato da San Leo, Castel Del Monte, la Sacra di San Michele nelle Alpi di Cuneo. «Il pendolo» per «un pazzo occultista» visto una sera. «Il cimitero di Praga» per Cagliostro. E leggendo e sentendo di complotti e ossessione di complotti viene in mente qualcosa di più recente di Dumas. «Offre alla frustrazione di tutti la spiegazione dei loro fallimenti. È stato qualcun altro».

 


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