“È una crisi senza fine il regime ucciderà  ancora”

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Professor Ajami, a che punto è la crisi siriana?
«A un punto di non ritorno. Bashar ha bruciato tutte le speranze nate quando è arrivato al potere: oggi è chiaro a tutti che la breve stagione della primavera siriana che aveva salutato il suo arrivo è tramontata e non tornerà . È chiaro prima di tutto ai siriani, che avevano speranza, ma hanno visto l’economia aprirsi solo a beneficio di pochi e le riforme ridursi a cambiamenti cosmetici. Per questo oggi sono pronti a tutto: hanno assistito al dilagare della rivolta in Tunisia, Egitto e Libia. I siriani sono gente orgogliosa, hanno sempre avuto un ruolo di primo piano nella storia araba: ora se lo sono ripreso, hanno trovato la loro voce. Di fronte hanno un regime che non ha intenzione di cedere, pronto a uccidere ancora».
In mezzo, una comunità  internazionale con un ruolo sempre più ambiguo e imbarazzante…
«Al di fuori di questo direi. Non c’è possibilità  di un intervento straniero in Siria e in questo i siriani sono molto più sfortunati dei libici: nessuno si muoverà  per loro, mi pare chiaro. Il silenzio della Lega Araba, che ha abbandonato Gheddafi ma non Assad, è significativo. Ma anche qui siamo a un punto di non ritorno: le parole di Obama, che qualche settimana fa ha detto ad Assad “guida la transizione o vattene” sono da mettere in archivio. Neanche in questo si può più sperare, Assad è andato oltre».
Qualcuno sta reagendo?
«La Turchia ha capito: quando ha visto migliaia di persone arrivare alla frontiera, Erdogan ha cambiato radicalmente politica condannando Assad che fino ad allora aveva protetto. Ha capito Israele: lo stallo che per anni aveva fatto comodo è finito. Quando hanno visto i siriani lasciare arrivare i palestinesi alle frontiere sul Golan, i politici israeliani hanno messo a fuoco la nuova situazione. Oggi Israele sa che quello è un regime che non solo supporta Hamas e Hezbollah ma è anche pronto a danneggiarlo direttamente: per questo spera in un cambio, anche se non può fare molto per facilitarlo».
Cosa accadrà  ora?
«Solo Dio lo sa. Ma finché gli alawiti staranno con il regime e gli garantiranno l’appoggio delle brigate più importanti dell’esercito lo scontro proseguirà : perché la gente non andrà  via dalle piazze. Non so cosa accadrà : so che non sarà  una cosa rapida, né tantomeno incruenta».

 


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