“Blocchi a strade e ferrovie i poliziotti non ci fermeranno” la rabbia dei No Tav sconfitti

by Editore | 28 Giugno 2011 8:16

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bussoleno (torino) – E poi tornano a riunirsi cercando un posto sicuro. La prima carica degli uomini in divisa spezza i No Tav in mille frammenti. C’è paura vera, nelle signore e negli anziani che erano al presidio della Maddalena per preparare polenta, pasta e panini e ora si trovano ad arrancare nei boschi, con il gas dei lacrimogeni che fa mancare il respiro. I più giovani li aiutano, passano loro magliette bagnate per lavare occhi e bocca. Si corre nei boschi cercando una fuga da quella che tutti qui chiamano «guerra». Più che arrabbiati sembrano avviliti. «Ha visto quanti tricolori ci sono qui nella valle? Sono ancora sui balconi dalla festa dei 150 anni dell’Italia. E lo Stato italiano ci manda duemila uomini che non parlano ma picchiano con i manganelli». 

Sarà  un giorno difficile da dimenticare, per i ragazzi e i vecchi che indossano la maglietta No Tav. «Li faremo diventare matti», aveva detto Alberto Perino, il Bovet della Val di Susa, poche ore prima che colonne di blindati raggiungessero, sull’autostrada bloccata al traffico, il piazzale della Maddalena. «Faremo un bordello tremendo in tutta la valle». Turi Vardano, ex operaio Fiat e pacifista in trasferta anche fuori Piemonte, a torso nudo cerca di fermare i blindati, come a Tienanmen. Le ruspe spezzano barricate che ricordano quelle di fine ‘800. «Compenseremo sulle barricate / piombo su piombo», cantavano gli anarchici nel loro Inno della rivolta. Ma le barricate contro la Tav vengono giù come se fossero di panna, perché uomini con il volto mascherato guidano ruspe che spezzerebbero anche il cemento. Per fortuna, il panico dura solo pochi minuti. «Prima delle nove del mattino – dice Federico Bellono, segretario della Fiom torinese, fra i No Tav dal 1995 – c’era già  un blocco stradale sulla statale 24, qui a Bussoleno. Almeno dieci fabbriche della valle sono entrate in sciopero. Poi è stata bloccata anche la statale 25. L’autostrada è chiusa dalla polizia, i No Tav hanno fermato le statali. C’è chi non capisce come un sindacato si opponga a un’Alta velocità  che promette 3.000 posti di lavoro. Secondo noi non basta dire: daremo lavoro. Noi vogliamo sapere se questa opera è davvero utile, se i costi sono quelli giusti».
Nel primo pomeriggio, al blocco sulla 25, si cerca di parlare di futuro. «Stamattina siamo stati battuti – dice Paolo, 65 anni, un ex elettricista – è adesso abbiamo solo una scelta: bloccare tutta la valle. Fermeremo la ferrovia, l’autostrada, tutte le strade. Siamo più forti perché noi “siamo” la valle. Hanno dovuto mandare 2.000 agenti per liberare un solo cantiere. Ma lo sanno che la valle è lunga 73 chilometri?». «Abbiamo perso un round – conferma Alberto Perino – ma non la guerra». «Io stamattina ero alla Maddalena – racconta Giovanni, meno di trent’anni, maglietta d’antan di Lotta Continua – e ho visto una violenza gratuita e assurda. Ma non sono sicuro che abbiano vinto loro. C’è voluto un esercito di divise per liberare un solo cantiere. Siamo sicuri che l’Europa si accontenti di questa operazione? Manderanno davvero i tanti soldi promessi quando vedranno che la rabbia non si ferma, che se liberi un cantiere un altro viene bloccato? «.
Il blocco si apre per fare passare un’ambulanza, si chiude a riccio quando un muratore cerca di passare con il suo camioncino. Nel blocco, anche Loredana Bellone, sindaco di San Didero. «Siamo 24, i sindaci No Tav. Noi vogliamo salvare la nostra terra e di arrivare venti minuti prima a Parigi non ce ne importa nulla. Fuori da qui, non capiscono che fra i No Tav non ci sono destra e sinistra ma solo persone decise a difendere il proprio futuro. Gli incidenti, i sassi? Quelli che erano lì mi hanno detto di non avere visto tanti agenti feriti. Forse sono caduti da soli, non sono abituati a correre in montagna, fra le pietre e i rovi. Certo, i poliziotti hanno fatto il loro lavoro. Criminale è chi li ha mandati». Incontri e discussioni ai blocchi, grande assemblea ieri sera nell’area mercato di Bussoleno. «Certo – dicono Gianni e Carlo, sui 50 anni – è difficile fermate gente cattiva come noi. Gente che, di fronte alla violenza, alza le mani e sta ferma, e quelli in divisa non trovano il coraggio di picchiare. È successo tante volte, in passato. Stamattina, però, poliziotti e carabinieri hanno superato l’imbarazzo». Non è nata ieri, la No Tav, e questo dà  speranza anche dopo la batosta. «A Venaus, nel 2005, dopo un lungo presidio arrivò la polizia che ci fece sgomberare. Qualche giorno dopo, ci siamo trovati in più di cinquantamila e siamo tornati a Venaus. Lo sa che domani sera, a Susa, faremo una grande fiaccolata?».

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