by Sergio Segio | 11 Giugno 2011 13:26
ROMA – Una legge che stabilisca la prevalenza dei contratti aziendali su quelli nazionali. E’ la mossa di Maurizio Sacconi per «garantire efficacia e autonomia effettiva» agli accordi sottoscritti in fabbrica e anche a un’eventuale intesa in questo senso tra Confindustria e sindacati confederali. Nelle stesso ore dalla Cisl Raffaele Bonanni lancia un appello alla Cgil per «un avviso comune» che renda superfluo l’intervento del governo.
Per il ministro del Lavoro, la legge andrebbe «nella direzione di quanto avviene negli altri Paesi europei». Il riferimento è al governo socialista di Zapatero che proprio ieri ha approvato un provvedimento «per rendere la contrattazione più flessibile e adeguata a fronteggiare le difficoltà delle aziende», come ha dichiarato il vice primo ministro Alfredo Rubalcaba.
Lo schema che si studia negli uffici del ministero di Sacconi prevede un accordo tra Confindustria e Cgil, Cisl e Uil che riguardi sia le regole sulla rappresentanza in fabbrica, sia il maggior peso dei contratti aziendali. Di questo dovrebbero discutere le parti nell’incontro fissato all’inizio della prossima settimana. Obiettivo di Confindustria sarebbe quello di arrivare a un’intesa che garantisca la validità degli accordi aziendali quando vengano sottoscritti dalla maggioranza dei lavoratori. Già su questo punto sorgono le prime difficoltà : una cosa è stabilire che è valido l’accordo firmato dalla maggioranza delle sigle sindacali, altra cosa è considerarlo valido se accettato dalle sigle che rappresentano la maggioranza degli iscritti ai sindacati, diverso ancora se è necessaria la maggioranza dei lavoratori.
In ogni caso il principio dovrebbe essere lo stesso: di fronte a un’intesa accettata dalla maggioranza, la minoranza si adegua e la rispetta.
La seconda gamba dell’intesa dovrebbe riguardare invece la prevalenza dell’accordo aziendale su quello nazionale: quando il primo interviene su materie già regolate dal secondo, prevalgono le norme del contratto aziendale perché considerato più vicino alle esigenze di imprese e lavoratori.
La materia è delicata e non sarà facile trovare un accordo. Se le parti non troveranno un’intesa, il ministero fa sapere che in ogni caso interverrà una legge che andrà nella stessa direzione. In sostanza, se anche la Cgil non accetterà le proposte che emergeranno al tavolo di Confindustria, il governo interverrà ugualmente. Posizione che ha provocato l’immediata reazione della Cgil e del Pd: «Sacconi non perde l’abitudine di dettare l’agenda – dice il maggiore sindacato italiano – e rovescia il problema. Se si deve fare una legge è sui criteri di rappresentanza in fabbrica e non sulla contrattazione». Per l’ex ministro del Lavoro Damiano (Pd) «quelle di Sacconi sono dichiarazioni gravi». Plaude invece il centrodestra. E per il leader della Cisl Bonanni lo schema ipotizzato al ministero «è il male minore. Credo che su questi temi potrebbe bastare un avviso comune tra sindacati e Confindustria. Per questo chiedo alla Cgil di fare un atto di responsabilità e di unità . Diversamente presterebbe il fianco al varo della legge».
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