by Editore | 7 Giugno 2011 7:17
ROMA – Ancora code, pensioni non versate, bollette non pagate: è da mercoledì scorso che il «cervellone» delle Poste funziona male e – nonostante al suo capezzale sia arrivata anche una task force californiana incaricata di sbloccare il sistema – il problema non è stato ancora risolto. La debà cle tecnica è notevole, lo hanno ammesso le Poste stesse, precisando che tutto è legato «al malfunzionamento del software nei sistemi centrali Ibm» dal quale derivano i servizi agli sportelli. Ieri però – chi si è messo in fila sperando che nel fine settimana tutto fosse stato «riaggiustato» – ha dovuto fare i conti con nuovi disagi. E sull’onda della protesta l’Agcom, l’autorità garante delle comunicazioni, è duramente intervenuta.
Il campo postale, in realtà , non è di sua competenza, ma è pur vero che – al momento – non esiste in Italia un’authority incaricata di sorvegliare tale settore, visto che l’Agenzia nazionale di regolamentazione del servizio postale non è ancora operativa. Ciò ha spinto Gianluigi Magri, commissario Agcom, a dar voce al disagio degli utenti.
«Non è accettabile il perdurare dell’incredibile disservizio che sta ancora paralizzando gran parte del sistema informatico di Poste Italiane – ha detto – Non è accettabile che tali problemi perdurino e non è accettabile che non vi sia una chiara disanima degli avvenimenti individuando le specifiche responsabilità . Nell’era della tecnologia e della comunicazione simili incredibili episodi minano non solo la capacità di garantire un pubblico servizio, ma anche la credibilità di chi dovrebbe garantirlo». L’Agcom, ha poi ammesso Magri, «non ha competenza di vigilanza», ma anche questo è un buon motivo per considerare la «la situazione criticabile», visto che negli altri paesi europei sono proprio le autorità sulle comunicazioni ad occuparsi della materia e visto che «Agcom è un organismo indipendente che avrebbe svolto tali funzioni senza ulteriori spese per lo Stato».
Le sue parole, ha detto Magri, dettata dalla marea di protesta sollevate in tutto il Paese. Di fatti la mappa del caos è estesa: da Trieste, dove un ufficio postale centrale (San Giovanni) è stato chiuso perché oltre al cervellone era saltata anche la corrente, a Milano dove negli uffici di Porta Ticinese fra i clienti in fila è stata sfiorata una rissa. Da Firenze, sportelli a singhiozzo in tilt per tutta la giornata, a Roma, dove i centralissimi uffici di Piazza San Silvestro (legati al vecchio software e quindi funzionanti) sono stati presi letteralmente d’assalto. A patire le conseguenze di un’altra giornata difficile è stata in realtà un po’ tutta l’Italia.
Poste italiane, in serata, ha fatto il punto della situazione: «L’operatività degli uffici postali è ormai prossima alla completa normalità – racconta una nota – l’inconveniente al software dei sistemi centrali sui quali poggiano le attività degli uffici, è in via di completa risoluzione da parte dei tecnici italiani e statunitensi delle due società informatiche, che ora stanno continuando a eseguire test sulla regolare efficienza e operatività dei sistemi». Dunque si spera, ma non è sicuro, che oggi sia il giorno giusto per uscire del tutti dal tunnel. Poste spa precisa che ieri gli «sportelli sono stati aperti oltre il normale orario di chiusura, garantendo oltre 6 milioni di transazioni; sono state pagate più di 250 mila pensioni e sono state eseguite oltre 1,5 milioni di operazioni di pagamento di bollettini». Comunque, visti gli innegabili disagi, l’azienda ha accolto la richiesta delle associazioni dei consumatori di aprire un tavolo di conciliazione per risarcire gli utenti danneggiati. Il meccanismo sarà analogo a quello avviato da Autostrade per indennizzare gli utenti bloccati dalle strade ghiacciate lo scorso dicembre. Le modalità saranno definite nei prossimi giorni , ma le associazioni invitano intanto a conservare le prove dei disagi subiti. A partire da bollette, fatture e contravvenzioni scadute.
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