Pillola dei 5 giorni dopo, primo via libera scontro sul test di gravidanza obbligatorio
La pillola dei 5 giorni dopo può essere usata in Italia. Si tratta di un anticoncezionale e in quanto tale può essere presa solo se viene dimostrato, attraverso un test di gravidanza con l’analisi del sangue, che la fecondazione non è ancora avvenuta. Il Consiglio superiore di sanità (Css) ha consegnato al ministero il suo parere sul discusso farmaco, la cui approvazione è stata chiesta ormai due anni fa dal produttore, dicendo due cose fondamentali. La prima risponde direttamente al quesito di Fazio e riguarda la natura del medicinale: si esclude che sia abortivo, come sostengono i suoi detrattori tra cui il cardinal Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia accademia per la vita, e Scienza e vita. Anche ieri hanno portato avanti la loro teoria: «Si tratta di un aborto di raffinata malizia», ha detto Sgreccia. Il Css invece, come l’Oms, parla di anticoncezionale di emergenza. La seconda riguarda l’assunzione e pone un paletto ingombrante sulla strada della pillola: la donna prima di prenderla deve fare un test di gravidanza definito “sicuro” dal Css, cioè con l’esame del sangue. Tale modalità , prevista soltanto in Italia, scoraggerà molte donne. Ora si attende che l’Aifa cambi il foglietto illustrativo.
L’ulipristal acetato, commercializzato come ellaOne dalla HRA Pharma può funzionare fino a 120 ore dopo il rapporto a rischio, cioè molto di più della pillola del giorno dopo (che malgrado il nome agisce fino a 72 ore dopo). Per essere efficace, l’embrione non deve essere ancora annidato nell’utero. Nel foglio illustrativo “si sconsiglia l’uso in gravidanza”. Il farmacologo Silvio Garattini, del Mario Negri di Milano è membro del Css. «Se la donna che prende la pillola dei 5 giorni – spiega – è già incinta ci potrebbero essere danni per l’embrione. Così abbiamo suggerito il test. Se il periodo trascorso dal rapporto è superiore a un giorno, magari è più difficile avere ben presenti i tempi ed è meglio non rischiare. E poi se il test viene positivo si può sempre abortire. Abbiamo deciso all’unanimità e non vogliamo mettere i bastoni tra le ruote a nessuno». Il sottosegretario Eugenia Roccella vede il test come un «paletto importante», la radicale Donatella Poretti controbatte: «È una assurdità fare un esame del sangue per prendere un contraccettivo. Si inventano tutti i possibili inghippi per rendere difficile la vita alle donne».
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