Parigi, fantasmi antisemiti sotto il «Muro della pace»

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PARIGI— Per 11 anni il Muro per la pace, tra l’à‰cole militaire e la Tour Eiffel, è stato a Parigi il luogo di ritrovo di tanti gruppi e associazioni, dalla «Lega dei diritti dell’uomo» e «Sos Racisme» a «Ni putes Ni soumises» , dai cattolici italiani dell’Unitalsi (lo scorso ottobre) ai dissidenti iraniani, i giovani khmer, gli amici del Tibet, i libanesi all’estero, i tamil di Francia, i rifugiati del Darfur, rabbini, imam e chiunque volesse fare conoscere pacificamente la propria causa. Oggi però i 12 pannelli in vetro con la scritta «pace» declinata in 32 lingue (tra cui l’arabo e l’ebraico) scatenano una guerra.
Da una parte i creatori del monumento, l’architetto Jean-Michel Wilmotte e Clara Halter, difesa dal marito Marek Halter, il celebre scrittore e intellettuale ebreo di origine polacca, scampato bambino al ghetto di Varsavia, che divenne amico fraterno di papa Wojtyla; dall’altra Rachida Dati, il sindaco del VII arrondissement di Parigi, ex ministro della Giustizia e tuttora personalità  di punta del partito di maggioranza Ump.
La Dati, forte di 8.000 firme raccolte tra i residenti del quartiere, pretende la rimozione del Muro per la pace, e il suo spostamento nel parco della Villette: «È illegale e rovina la prospettiva protetta della Tour Eiffel. È una sfida alle leggi della Repubblica, al solo profitto della coppia Halter. E poi è in stato di degrado, c’è un problema di igiene, sotto la struttura ci sono i ratti» . Quest’ultima è stata la frase di troppo. Marek Halter ha denunciato Rachida Dati per diffamazione. Lunedì prossimo la prima udienza di un processo che mette a disagio i tanti, importanti amici comuni e soprattutto il partito Ump, che dopo il caso Rom della scorsa estate non ha bisogno di altre polemiche sul fronte delle credenziali democratiche: nel cuore della capitale — e nel nome della pace — litigano purtroppo due francesi illustri, una di origine araba e l’altro di origine ebrea. «La signora Dati ignora che le parole hanno una memoria?— si chiede Marek Halter —. Di quali ratti stiamo parlando? Questa semplice evocazione, questo fantasma mi fa rabbrividire. “Maus”, il fumetto capolavoro di Art Spiegelman (nel quale gli ebrei sono topi, ndr) porta la mia prefazione» . «E poi— continua Halter —, perché parlare di “profitto”? Viene da pensare a una coppia di Shylock che accumula denaro, soldo dopo soldo, ogni volta che un turista contempla il monumento» .
Il Muro venne inaugurato dal presidente Jacques Chirac nel marzo 2000, nell’ambito delle celebrazioni per il nuovo millennio. Il luogo venne scelto con cura: nel Campo di Marte, alla sommità  opposta alla Tour Eiffel e — con grande effetto simbolico — proprio davanti alla Scuola militare. Pensato per restare tre mesi, a colpi di permessi provvisori via via rinnovati è ancora lì. «Proprio come la Tour Eiffel — ricorda Halter —, che doveva essere abbattuta dopo l’Esposizione universale» .
Troppo ecumenico per piacere a tutti, il Muro è stato più volte oggetto di atti vandalici, «e Nicolas Sarkozy mi ha scritto una lettera di solidarietà  molto sentita» , ricorda Halter. Con lui sono schierati un’impressionante serie di personalità  di destra, sinistra e centro, tra le quali Anouk Aimée, Martine Aubry, Franà§ois Bayrou, Xavier Bertrand, Daniel Cohn-Bendit, Lionel Jospin, Chantal Jouanno, Julia Kristeva, Edgar Morin, Jean-Pierre Raffarin… e il leader del partito della Dati, Jean-Franà§ois Copé, che ha tentato fino all’ultimo di fare da paciere. Invano. Lunedì, in tribunale, la prima battaglia del Muro per la pace.


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