No Tav contro le ruspe, scontri in Val di Susa
PIETRE CONTRO LA RUSPA
Pietre e vari oggetti sono stati lanciati contro una ruspa che si è avvicinata a uno dei tre punti di accesso (quello vicino alla galleria Giaglione dell’autostrada A32 Torino-Bardonecchia) presidiati dai manifestanti No Tav nella zona di Chiomonte (Torino). Un vetro della cabina di guida della pala meccanica è stato rotto dal lancio di pietre e oggetti e lo scarico degli estintori, fatto da alcuni dei manifestanti sistemati sulla campata della galleria, ha infastidito il conducente. Nel punto di accesso è stata realizzata una barricata con pietre, alberi e reti metalliche.
All’arrivo della pala meccanica, decine di militanti No Tav si sono accalcati ma la ruspa non ha bloccato il lavoro. La maggioranza dei manifestanti ha contestato coloro che hanno lanciato le pietre contro la ruspa, che al momento sta continuando nelle operazioni di rimozione del materiale con il quale è stato ostruito il percorso di accesso verso l’area della Maddalena, dove è prevista la realizzazione del cantiere.
UN AGENTE GUIDA LA RUSPA
La pala meccanica che ha sfondato la barricata della Centrale Idroelettrica, sta rimuovendo tutti gli ostacoli e i blocchi creati dai No Tav sulla strada dell’Avanà , che conduce all’area della Maddalena, dove è prevista la realizzazione del cantiere per la linea Torino-Lione. La pala è guidata da un agente di Polizia e finora sono state tolte due cancellate. Durante le operazioni sono stati lanciati alcuni lacrimogeni. La colonna di poliziotti e carabinieri si è fermata dietro uno sbarramento di balle di paglia sul quale sono state poste bottiglie, che – secondo le Forze dell’ordine – potrebbero probabilmente contenere liquido infiammabile.
LA POLIZIA SCORTA LE RUSPE DOPO IL BLITZ
Dopo aver sfondato la barricata montata dai No Tav all’imbocco della strada dell’Avanà , e aver lanciato fumogeni, centinaia di poliziotti stanno marciando, scortando una grossa ruspa, verso il presidio permanente dei No Tav per sgomberarlo. Anche dall’autostrada Torino-Bardonecchia le forze dell’ordine hanno tentato un blitz, ma, dopo aver lanciato idranti e fumogeni, non sono entrati nell’area del cantiere. Centinaia di No Tav stanno scappando, accecati dal gas, per le vigne e i boschi che costeggiano gli spazi dove entro il 30 giugno partiranno i lavori del tunnel della Maddalena.
FUMOGENI E SCONTRI
Fumogeni, lanci di oggetti, e scontri tra manifestanti e polizia hanno accompagnato l’ingresso delle ruspe, che hanno creato un primo varco in località Centrale della Maddalena, al di sotto di un viadotto della Torino-Bardonecchia. Nel frattempo a quanto si apprende le forze dell’ordine hanno fatto irruzione anche dalla parte di Giaglione. Il presidio dei No Tav è stato attaccato con idranti dei vigili del fuoco.
Le forze dell’ordine hanno sfondato la barricata eretta dai manifestanti No Tav alla centrale idroelettrica di Chiomonte (Torino). Sono stati lanciati alcuni lacrimogeni. Gli agenti stanno risalendo verso la Maddalena scortando una ruspa.
ALTA TENSIONE
L’autostrada A32 èstata chiusa al traffico e numerosi mezzi delle Forze dell’Ordine e delle ditte incaricate di aprire il cantiere per i lavori della Tav, sono in arrivo a Chiomonte in Val di Susa.
L’allarme al presidio No-Tav de La Maddalena è scattato intorno alle 4:40 di questa mattina con lo sparo di alcuni fuochi d’artificio dal piazzale. Tensione e lancio di pietre, senza conseguenze, ed insulti all’indirizzo degli operai delle aziende.
Sono arrivati a Chiomonte intorno alle 6 del mattino i mezzi deputati ad aprire il cantiere alla Maddalena. A scortarli lungo l’A32, Torino- Bardonecchia, chiusa al traffico, i mezzi delle forze dell’ordine. All’alba una lunga colonna di mezzi e veicoli delle forze dell’ordine e delle ditte incaricate di aprire i cantieri è stata avvistata in avvicinamento verso Chiomonte.
Come in piazza Tienanmen contro i carri armati, Turi Vaccaro, storico pacifista no global e militante No Tav, ha scavalcato il guardrail che separa l’area del cantiere di Chiomonte dall’autostrada Torino-Bardonecchia e si è buttato correndo a torso nudo verso la gru che da pochi minuti, scortata dalle forze dell’ordine, si era piazzata poco dopo la galleria del Ramat pronta per iniziare i lavori al cantiere. L’uomo, celebre per aver fermato in Olanda, insieme a due suore, un aereo della Nato nel 2005, e per questo allora condannato, è stato fermato da alcuni uomini della Digos che lo hanno immobilizzato a terra.
Sono insorti i No Tav, che hanno iniziato a insultare le forze dell’ordine e a battere bastoni contro il guardrail. Alcuni di loro hanno chiamato un’ambulanza.
Un’autogru con una grossa pinza meccanica si è piazzata subito dopo la galleria del Ramat sull’autostrada Torino-Bardonecchia, nel punto di confine con la strada sterrata dove inizia l’area del cantiere. Sono insorti gli attivisti contrari alla linea ferroviaria. «Vergogna, giù le mani dalla Valsusa» hanno iniziato a gridare stipati contro il guardrail. Qualcuno ha provato a scavalcare.
Un ragazzo è riuscito a sedersi sopra la galleria. I blindati di polizia e carabinieri non hanno ancora fatto irruzione, sarebbero «nascosti», secondo i manifestanti, dentro alla galleria. Intorno alle sei un gruppo di trenta uomini delle forze dell’ordine si è appostato lungo la stradina che collega l’autostrada Torino-Bardonecchia ai boschi di Giaglione, la parte dell’area del cantiere meno presidiata dai No Tav, il secondo dei quattro punti di accesso al cantiere.
Uomini e mezzi delle forze dell’ordine si sono avvicinati a due delle tre barricate erette dai manifestanti No-Tav a Chiomonte per bloccare l’accesso della vasta area (di circa 36 mila mq) dove è prevista la realizzazione del cantiere della linea Torino-Lione. All’imbocco di una galleria dell’autostrada del Frejus si è avvicinata una gigantesca pala meccanica.
LA FIACCOLATA
Intanto ieri sera circa 3.000 persone a Chiomonte hanno partecipato a una fiaccolata pacifica per esprimere il loro dissenso verso la partenza del cantiere per il tunnel della Maddalena, propedeutico ai lavori della Torino – Lione. Il lungo serpentone di fiaccole è partito dalla stazione della cittadina per poi confluire verso il presidio della Maddalena. In testa al corteo, composto anche da famiglie con bambini e anziani, c’era la statua della madonna del Rocciamelone. Al presidio, presso un pilone votivo, poi si sono fermate molte persone per tenere una veglia di preghiera e attendere lo sgombero annunciato.
IERI LA SFIDA DI MARONI
Il ministro dell’interno Roberto Maroni taglia corto sul capitolo Tav: «Il cantiere si apre entro il 30. E l`opera si fa, se no diciamo addio alle centinaia di milioni del contributo Ue».
La prossima settimana – sottolinea Maroni – i lavori per la realizzazione dell`Alta Velocità ferroviaria da Torino al confine francese dovranno partire. Altrimenti il nostro Paese perderà i 672 milioni di euro promessi da Bruxelles, e soprattutto – ribadisce il ministro leghista – resterà tagliato fuori dal resto d`Europa.
Maroni rimanda al mittente le critiche ecologiste: «È stato fatto di tutto, è stato aperto un osservatorio, sono state fatte tutte le valutazioni necessarie. Ciononostante c`è un no pregiudiziale che non può essere accettato». E «chi si oppone non credo che riuscirà a fermare il cantiere, non deve farlo, perchè vuol dire arrecare un danno gravissimo soprattutto alle future generazioni, vuol dire, come è stato calcolato, far perdere due punti di Pil al Piemonte», dice Maroni. Il ministro dell`Interno non lascia così spazio ad alternative, alla vigilia di una settimana che si annuncia caldissima.
TAM TAM DEI NO TAV
La data-limite fissata dalla Ue è giovedì. Ma il tamtam dei No-Tav è già partito: «Siamo pronti a resistere». Ieri sera una fiaccolata No Tav dal centro di Chiomonte, con partenza dalla stazione ferroviaria e diretta al presidio della Maddalena, da fine maggio base operativa degli oppositori alla Torino-Lione.
C’è anche una statua di Piero Gilardi, che rappresenta la morte, una specie di strega avvolta da un manto nero che impugna una falce con scritto «Tav, devastante, costosa e inutile». L’area occupata dai no Tav è ripartita tra più proprietari: il Comune di Chiomonte, l’Anas, privati cittadini, una cinquantina di no Tav che hanno fatto colletta per comprarne due porzioni. Ltf (la Lyon Turin Ferroviaire) società responsabile della parte comune dei lavori italo-francese, nei giorni scorsi ha assegnato i primi lavori di preparazione del cantiere ad un’associazione temporanea di imprese formata dalle Italcoge dei fratelli Lazzaro e da Martina.
Un modo, secondo gli organizzatori, per mantenere un clima pacifico, mentre è ormai questione di giorni o forse ore il blitz delle forze dell’ordine per smantellare il presidio e dare avvio ai cantieri. Lunedì mattina a Torino, presso la sede di Confindustria Piemonte, la presidente Mariella Enoc si confronterà con politici e imprenditori proprio sui temi delle infrastrutture. All’ordine del giorno ovviamente la Tav.
LA LETTERA DEI SINDACI NO TAV
Mentre in Valle di Susa ormai si aspetta che scatti l’ora X dell’inizio dei lavori per il tunnel geognostico della Maddalena, propedeutico alla costruzione della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, i sindaci No Tav cercano l’ultima mediazione e scrivono al ministro dell’Interno Roberto Maroni. «Le chiediamo di non dare l’ordine di sgomberare con la forza gli uomini e le donne della Val Susa, che quotidianamente e con orgoglio difendono i beni reali e comuni: la terra, la salute, l’acqua, l’aria e – non ultimo – il denaro pubblico».
È questo l’appello che è partito da amministratori locali e rappresentanti di liste civiche, alla vigilia della settimana decisiva per sbloccare la situazione in Valle di Susa, visto che nei giorni scorsi l’Unione Europea ha chiesto all’Italia certezze sull’avvio dei lavori entro il 30 giugno, pena la perdita dei fondi stanziati da Bruxelles.
Nella lettera aperta è spiegato che ciò che ha portato alla nascita di liste civiche del movimento No Tav «è stato il naturale evolversi di una necessità impellente di trovare uno spazio rappresentativo e di partecipazione più diretta». In vent’anni si legge ancora nella lettera il movimento è cresciuto non solo nei numeri, ma anche nella consapevolezza di essere dalla parte giusta e di non sentirsi rappresentato nè da destra nè dalla sinistra. «Una sinistra troppo sicura di sè, convinta che il movimento No Tav stesse comodamente sotto il suo cappello e una destra miope che ha puntualmente avvallato questa tesi hanno portato una valle intera a trovarsi politicamente o forse per scelta orfana di rappresentanza politica».
Gli amministratori No Tav lamentano poi nella lettera che «da parte dei vari governi si è tentato in ogni modo di ridurre il problema a mera questione di ordine pubblico, invocando la maggioranza silenziosa nei confronti di qualche centinaio di facinorosi anarco-insurrezionalisti». Ma i fatti, si legge nella missiva a Maroni, dimostrano che «la minoranza di qualche centinaio diventa nei momenti più importanti» senza bisogno di una macchina organizzativa alle spalle «una massa di decine di migliaia di persone indignate, in grado di prendere decisioni collettive condivise».
PREOCCUPAZIONI PER IL BLITZ
«Quando il dialogo lascia spazio all’uso della forza, la politica perde la sua autorevolezza. Chi si rifà alla democrazia non può legittimare l’uso di qualsiasi violenza»: lo ha detto Monica Cerutti, caprogruppo di Sinistra e Libertà nel Consiglio regionale del Piemonte e componente della Direzione nazionale del partito, commentando la situazione in Val di Susa. Cerutti esprime preoccupazione per il «presunto blitz che potrebbe scattare nelle prossime ore per sgombrare il presidio di Chiomonte». «Non possiamo accettare – aggiunge – che la Torino-Lione venga derubricata come mera questione di ordine pubblico. Ci deve essere spazio per il dialogo, per comprendere le ragioni delle parti, con la consapevolezza che le migliaia di persone che si stanno ritrovando a Chiomonte non sono poche decine di facinorosi. L’uso della forza – conclude – segnerebbe un arretramento inaccettabile rispetto alla partecipazione democratica dopo la celebrazione del popolo dei referendum».
«Rivolgiamo un appello a tutti affinché prevalga il dialogo. Le istituzioni dello Stato dovrebbero in questo senso dare l’esempio e farsi portatori di istanze di ascolto e di mediazione, non di annunci preoccupanti e di forzature pericolose». Così Armando Petrini, segretario regionale piemontese della Federazione della sinistra, in una nota, a proposito dell’imminente avvio dei lavori della linea ferroviaria Torino-Lione a Chiomonte, in val di Susa.
«Senza esprimere pareri circa le posizioni dell’una e dell’altra parte, riteniamo necessario ribadire l’importanza di creare le condizioni migliori perché la legittima promozione del proprio punto di vista sull’avvio dei lavori persegua sempre vie e strumenti legali e democratici, rifuggendo da ogni forma di violenza diretta o indiretta, non diventando un problema di ordine pubblico, ma di esercizio concreto di democrazia». Così un comunicato dell’Ufficio pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Torino a poche giorni – o a poche ore – dall’inizio dei lavori al cantiere di Chiomonte, presidiato da centinaia di no Tav da oltre un mese.
L’APPELLO
«Una soluzione sbagliata e controproducente». Così è stato definito l’intervento delle forze dell’ordine deciso per sgomberare il presidio di Chiomonte, in modo da dar avvio ai cantieri della Maddalena, da una quindicina di esponenti della cultura, della Chiesa e del mondo sindacale, che hanno sottoscritto un appello per chiedere di sospendere l’inizio dei lavori per aprire un tavolo di confronto.
A firmare l’appello, intitolato «Fermatevi», sono stati: Paolo Beni, Marcello Cini, Luigi Ciotti, Beppe Giulietti, Maurizio Landini, Alberto Lucarelli, Ugo Mattei, Luca Mercalli, Giovanni Palombarini, Valentino Parlato, Livio Pepino, Carlo Petrini, Rita Sanlorenzo, Giuseppe Sergi, Alex Zanotelli. Al di là delle opinioni diverse sulla necessità di potenziare il trasporto ferroviario, nell’appello si sottolinea: «La costruzione della linea ad alta capacità Torino-Lione (e delle opere ad essa funzionali) non è una questione (solo) locale e l’opposizione delle popolazioni interessate non è un semplice problema di ordine pubblico». «Si tratta, al contrario, di questioni fondamentali che riguardano il nostro modello di sviluppo e la partecipazione democratica ai processi decisionali» si legge nell’appello in sostegno dei No Tav. «Per questo, unendoci ai diversi appelli che si moltiplicano nel Paese, chiediamo alla politica e alle istituzioni un gesto di razionalità – viene chiesto – si sospenda l’inizio dei lavori e si apra un ampio confronto nazionale (sino ad oggi eluso) su opportunità , praticabilità e costi dell’opera e sulle eventuali alternative». In un momento di grave crisi conclude l’appello «riesaminare senza preconcetti decisioni assunte venti anni fa è segno non di debolezza ma di responsabilità e di intelligenza politica»
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