New York, ora è corsa alle nozze gay

by Editore | 27 Giugno 2011 6:58

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NEW YORK – Michael McSweeney è l’uomo più indaffarato di New York: almeno in queste ore. La storica legge che ha trasformato lo Stato nel sesto e più popoloso degli Usa ad accettare i matrimoni gay ha trasformato anche questo oscuro funzionario nell’uomo della provvidenza degli omosessuali. McSweeney è il capo dell’ufficio matrimoni e ha già  ordinato ai suoi di tenersi pronti per gli straordinari: il 24 luglio sarà  il primo giorno per le nozze e gli uffici si aspettano un vero e proprio assalto. Il comune ha già  sottoscritto un accordo per aumentare il numero dei giudici. Perché le coppie omosessuali sono 45mila solo qui. Ma per legge può venire a sposarsi chiunque da tutto il mondo – Italia compresa. Così nei 30 giorni che occorrono per far entrare in vigore la legge sai che lavoraccio: per esempio, bisogna rispedire in tipografia tutti i moduli e correggere tutti quei «lui» e quei «lei». New York si attende un incremento di oltre 210 milioni di dollari nei primi tre anni: proprio grazie al turismo omosessuale. Naturalmente non tutta l’America festeggia. Anzi. Il Gay Pride di Chicago è stato funestato da un vero e proprio «attentato» su cui si indaga per «crimini di odio»: i carri della sfilata appiedati. Più di una trentina di mezzi. Che tristezza.

A New York invece hanno sfilato più di due milioni di persone: un record. E una lezione di civiltà . La svolta è un successo per tutta la comunità . L’ha spiegato bene Frank Bruni: il primo giornalista che si dichiara gay promosso a editorialista del New York Times. Sembra un segno del destino che abbia debuttato proprio ieri. Raccontando come la svolta sia stata costruita grazie anche alla «personalizzazione» di questa battaglia. Omosessuale è il fratello della compagna del governatore Cuomo. E lesbica è la nipote del sindaco Bloomberg. I due politici sono state le figure chiave di questa legge resa possibile anche grazie alla opera di lobby di ricchissimi omosessuali. Ma personalissimo è pure il racconto di Bruni – che il New York Observer inserisce tra i 50 gay di New York che contano: tra il direttore di Rolling Stone Jann Wenner e la speaker del comune Christine Quinn ora in prima fila per la successione a Bloomberg. Perfino mio padre – confessa Bruni – ha finalmente accettato il mio compagno Tom: mio padre, un repubblicano di 76 anni. «Ma tu sostieni i matrimoni gay? – gli ho chiesto. Non so, mi ha risposto, spiegando che gli sembrava ancora strano. Aggiungendo: ma non è poi così strano quando tu conosci quella persona. Ti riferisci a me?, gli ho chiesto. No, ha risposto, mi riferivo a Tom. È un brav’uomo. E se voi due vi sposaste credo che sarebbe ok. Sì, credo che sarebbe davvero bello».

 

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