Moretti e il Caimano, il duello continua

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ROMA – Pubblico in piedi, risate e commozione. È un “come eravamo” affettuoso e politico quello proposto da Nanni Moretti all’Auditorium Parco della Musica di Roma col Concerto Moretti, due serate sold out – l’ultima ieri – che potrebbe conquistare l’Europa, ci sono già  contatti per portarlo a Parigi. Il Moretti teatrale, bello, severo e emozionato, coinvolge il pubblico in un viaggio cinematografico fatto di musica e parole. Franco Piersanti e Nicola Piovani, compositori delle colonne sonore dei suoi film, dirigono la Roma Sinfonietta orchestra che esegue i temi.

Viaggio nella memoria venato di autoironia (da Io sono autarchico del 1976), diventa attualissimo quando, nel bis, recita l’ultima scena del Caimano: «In quest’aula c’è scritto: “la legge è uguale per tutti”, ma forse questo cittadino è più uguale degli altri visto che la maggioranza degli italiani gli ha conferito il mandato per governare. Solo il popolo e i miei pari mi possono giudicare…». Il film è del 2006 ma il tempo si è fermato: Anna Bonaiuto è il pm che ricorda all’imprenditore diventato presidente del Consiglio di essersi sottratto al tribunale. «Quando avevo il tumore quelli della sinistra mi davano sei mesi di vita, un anno al massimo, perché non riuscivano a immaginare di sconfiggermi alle elezioni, ma solo con l’aiuto del cancro o della magistratura» recita Moretti «Non sono io l’anomalia, l’anomalia sono i comunisti e il loro odio verso di me, il loro uso politico della giustizia…». In cinque anni, parole ripetute da Berlusconi decine di volte. Infine la sentenza «nel nome del popolo italiano con la condanna a sette anni e l’interdizione ai pubblici uffici».
Gli applausi sembrano non finire, il pubblico segue il regista-attore sul filo dei ricordi. «Con Ecce Bombo pensavamo di aver fatto un film triste e serio» racconta Moretti «poi quando è uscito abbiamo scoperto di aver fatto un film comico, così abbiamo continuato a lavorare». Da Sogni d’oro (1981) a Bianca (1984) a La messa è finita (1985), in cui è Don Giulio, disarmato di fronte al suicidio della madre, sacerdote in crisi che non trova risposte: «Mi parlano solo di sesso, di peccati sessuali: sanno che sono peccati veniali, e anzi gli fa pure piacere ricordarsene. Ma dei peccati veri, di quelli contro gli altri, non ne parlano mai. Anche se davvero avessero bisogno di me, che posso dire?».
Poi Palombella rossa (1989), di cui il figlio Pietro ha visto solo mezz’ora «perché non lo capisce»; Caro diario (1993); La stanza del figlio (2001), Il Caimano e Habemus Papam. Moretti confessa che per girare la scena della guardia svizzera che agita le tende e si mette a dormire coperto dal plaid, ha impiegato una giornata: «Volevo un’alternativa ai colori di quel plaid, ho mandato persino a prenderne uno a scacchi a casa di mia madre. Ho fatto tanti ciak, non ho rispettato i tempi… Noi registi siamo gli unici stronzi a cui tutto è permesso». Se lo dice lui.

 


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