Moody’s declassa la Grecia ma passi avanti sul prestito

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MILANO – Per la Grecia la soluzione arriva da est. La strada che eviterebbe il clamoroso default del governo di Atene segue il percorso che ha già  permesso il salvataggio, negli anni scorsi, di alcuni paesi dell’Europa orientale, dalla Lettonia alla Romania.
È questa la nuova ipotesi che si affaccia per consentire al governo greco guidato da socialista George Papandreou di ottenere altri fondi freschi per 60-70 miliardi di euro e guadagnare così tempo prima del ritorno sul mercato dei capitali, che potrà  avvenire soltanto con il 2012. Una notizia positiva che si affianca a quella del sempre più probabile via libera da parte della “troika” Ue, Bce e Fondo monetario internazionale alla nuova tranche da 12 miliardi del prestito internazionale da 110. Anche se ieri sera, Atene ha dovuto incassare l’ennesima bocciatura da parte delle agenzie di rating: secondo Moody’s la Grecia, senza la ristrutturazione del debito, rischia il default a causa «delle difficoltà  del governo nell’attuazione dei tagli, delle crescenti incertezze sulle prospettive di crescita e un record negativo sul fronte degli obiettivi di consolidamento dei conti pubblici». Le proteste del ministero delle Finanze greco contro l’agenzia non hanno rassicurato i mercati e a Wall Street il Dow Jones ha peggiorato una giornata già  negativa chiudendo con un -2,2%, il peggior calo nell’ultimo anno.
Anche per rispondere a Moody’s, la soluzione che stanno studiando i vertici europei non prevede più un riscadenziamento del debito, ma un intervento più “leggero”, con il coinvolgimento dei privati. In particolare, le banche potranno aderire “su base volontaria” al rinnovo automatico dei prestiti a mano a mano che andranno in scadenza, rinunciando così ad avviare procedure per pesanti ristrutturazioni del debito pubblico greco. Che avrebbero come ripercussione quella di allarmare ancor di più le Borse europee, i cui cali dei giorni scorsi – soprattutto quelli che hanno riguardato i titoli delle banche – sono proprio da ricollegarsi ai timori sui titoli pubblici greci. Un via libera in questo senso ieri è arrivato da uno dei membri più autorevoli della Bce, Jurgen Stark, il quale in una intervista ha dichiarato, riferendosi all’eventuale rinnovo volontario delle banche, che «se questa possibilità  non è percepita come un fallimento sovrano, parziale o totale, allora potrebbe rivelarsi un modo per coinvolgere il settore privato».
Ma se questo riguarda il prossimo futuro, il governo di Atene deve superare un’altra importante scadenza: ottenere il via libera da Ue, Bce e Fmi per la nuova tranche da 12 miliardi di aiuti. Per farlo deve convincere definitivamente gli emissari delle tre organizzazioni che verranno fatti passi avanti nel piano di tagli alla spesa e nelle privatizzazioni. Quest’ultimo punto è quello più delicato. E potrebbe aprire un nuovo fronte di proteste politiche nel Paese. Come spiega Tullia Bucco, economista di Unicredit che sta seguendo per la banca la vicende greche e di tutti i paesi cosiddetti periferici: «Secondo quanto riferiscono da Atene, è probabile che la troika chiederà  di poter far parte dell’agenzia indipendente che dovrà  sovrintendere alle privatizzazioni. Del resto, la situazione attuale non potrà  che portare a un irrigidimento delle condizioni applicate alla Grecia».

 


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