by Editore | 18 Giugno 2011 8:14
MILANO – Francia e Germania corrono al capezzale della Grecia regalando una boccata d’ossigeno ai mercati, mentre George Papandreou vara un rimpasto “dimezzato” del governo ellenico. «Non c’è tempo da perdere – ha detto ieri Nicolas Sarkozy dopo un incontro bilaterale con Angela Merkel –. Parigi e Francoforte sono d’accordo per avviare un piano d’aiuti per Atene. Il prima possibile». Anche perché, come ha avvertito ieri l’Fmi, «le difficoltà della periferia dell’area euro potrebbero far deragliare la ripresa mondiale»
Il Cancelliere di Berlino, questa la vera novità , avrebbe per la prima volta ammorbidito la linea dura del suo esecutivo. Fino a ieri la Germania aveva subordinato il suo ok al nuovo piano di aiuti per la Grecia a un coinvolgimento formale delle banche nel salvataggio. Obbligandole in sostanza – malgrado il parere contrario della Banca centrale europea – a convertire i titoli greci nel loro portafoglio con obbligazioni a scadenze allungate.
«Penso che la soluzione migliore sia il piano Vienna adottato nel 2009 per i paesi dell’est», ha fatto ieri retromarcia la Merkel. In quell’occasione le banche avevano accettato di mantenere la propria posizione in titoli dell’area rinnovandoli alla scadenza, senza vincoli formali o revisioni su rendimenti o durata. L’apertura di Berlino ha spinto al rialzo le Borse europee (+1,23 per cento Milano, +3 per cento Atene) e l’euro salito a 1,43 sul dollaro.
Lo squarcio di sereno che si è aperto ieri non basta però a dichiarare chiusa la crisi greca. Anzi. Il Fondo monetario ha ribadito che il rischio di contagio dall’Egeo ha reso più fragile tutta l’economia mondiale. Washington ha rivisto al ribasso dal 4,4 per cento al 4,3 per cento il tasso di crescita 2011 a livello globale prevedendo per l’Italia un +1 per cento quest’anno e un +1,3 per cento per il 2012.
A complicare il salvataggio di Atene, oltre ai tentennamenti della Ue e degli organismi internazionali, sono anche le difficoltà interne del paese. Papandreou ha annunciato l’attesissimo rimpasto di governo, chiuso con una soluzione di basso profilo: nessun accordo con l’opposizione di Nea Demokratia, nessun ingresso di tecnici (si era parlato del membro della Bce Lucas Papademos) per allargare il consenso in Parlamento. Il premier si è limitato a “regalare” alla piazza la testa di George Papaconstantinou, autore dei piani lacrime e sangue approvati fino ad oggi, spostandolo all’ambiente e sostituendolo all’economia con Evangelos Venizelos. L’ex rivale del primo ministro alle primarie del Pasok è un uomo “forte” del partito socialista. In grado – questa è la speranza di Papandreou – di ricompattare le fila di un partito sfibrato dalle proteste di piazza contro l’austerity. Primo appuntamento il voto sui 28 miliardi di tagli previsto nei prossimi giorni, il passaggio necessario per ottenere la nuova tranche di aiuti da Ue, Bce e Fmi.
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