Martedì forse l’accordo unitario ma resta l’incognita della Cgil

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La Cgil deve prima riunire il proprio Direttivo, lunedì, che sarà  chiamato ad analizzare la bozza di possibile accordo. La tensione, come è facile prevedere, si gioca soprattutto con la Fiom, che chiede che non vengano oltrepassati i paletti indicati nel mandato alla segreteria del passato Direttivo: «I contratti nazionali devono valere erga omnes e non possono esserci deroghe – spiega Maurizio Landini – Gli accordi vanno sottoposti al referendum dei lavoratori. Sono i punti indicati al passato Direttivo come condizioni irrinunciabili della Cgil, e chiediamo siano rispettati». 
Intanto ieri sono uscite alcune indiscrezioni sui possibili contenuti dell’accordo, che ovviamente vanno prese con il beneficio dell’inventario. Il testo su cui si lavora sarebbe una sorta di «tagliando» alla riforma del modello contrattuale non firmato dalla Cgil nel 2009, cancellando l’«opzione» deroghe al contratto nazionale e individuando piuttosto dei criteri di »adattabilità « dei contratti aziendali secondo una griglia prestabilita da concordare e inserire a livello nazionale. Per quel che riguarda la rappresentanza, invece, si dovrebbe procedere lungo le linee individuate con l’accordo unitario tra Cgil, Cisl e Uil del 2008 secondo cui il peso di ciascun sindacato sarà  dato dal mix tra iscritti, certificati dall’Inps, e i voti ricevuti nelle Rsu da tutti i lavoratori. Così, per validare un accordo, sarà  sufficiente che le Rsu firmatarie rappresentino il 50% + 1 dei lavoratori, senza la necessità  di alcun passaggio referendario. Consultazione referendaria che invece sarà  obbligatoria nel caso che a stipulare un accordo siano le sole Rsa; anche in questo caso è necessario il 50% + 1 degli aventi diritto al voto.
Al termine del tavolo, Emma Marcegaglia evidenzia che «la discussione è stata molto costruttiva, senza pregiudiziali». E – argomenta – la possibilità  di arrivare a una intesa già  martedì è supportata «dalla consapevolezza, condivisa da tutti, che il Paese è in un momento molto difficile, con problemi di competitività  e di occupazione. Ognuno di noi si sente responsabile». Susanna Camusso parla di «una buona discussione, che permette di ragionare sulla possibilità  di un accordo e che ha rimesso al centro il lavoro, e dunque il contratto». Per Raffaele Bonanni ci sono «più speranze di un riavvicinamento di Cisl e Uil alla Cgil». Nota dissonante da Giorgio Cremaschi (Fiom): «Non capisco su che basi si possa fare l’accordo che dovrebbe firmarsi martedì. Se sul tavolo ci sono le deroghe ai contratti nazionali e la limitazione del diritto di sciopero non c’è nulla che la Cgil possa firmare». 
La politica, invece, invita unanimemente all’accordo. Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi valuta i «vantaggi di un accordo unitario», che rappresenterebbe «il preludio a una nuova stagione nelle relazioni industriali». Anche il leader del Pd, Pierluigi Bersani, spinge per l’unità : «Dividersi sulle regole e sul lavoro sarebbe il Nobel dell’irresponsabilità ». «Ci auguriamo che martedì sia l’inizio di una nuova fase e che si apra presto il capitolo delle vere riforme», dice Maurizio Zipponi per l’Italia dei valori.


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