Manovra, subito misure per 7 miliardi
ROMA – Il documento atteso per giovedì sul tavolo del Consiglio dei ministri è «un pacchetto completo, chiavi in mano». E con una sorpresa: l’intervento per quest’anno sarebbe di 7 miliardi e non di 3. Dal ministero dell’Economia, mentre i tecnici si occupano dei ritocchi finali, il messaggio non potrebbe essere più chiaro. La manovra economica da 43 miliardi è quasi pronta. Spalmata su quattro anni in vista del pareggio di bilancio nel 2014, obiettivo preteso dall’Europa. Accompagnata dalla delega sul fisco. E dal disegno di legge sui tagli ai costi della politica. Prendere o lasciare. Un aut aut che a Palazzo Chigi non sta bene e che ha tentato di fermare a tutti i costi. Ma Tremonti resiste al pressing e difenderà il suo “schema” già martedì, al vertice di maggioranza convocato per l’ora di pranzo, poi con le parti sociali e giovedì in Consiglio dei ministri. «Chiavi in mano».
Si dissolvono, dunque, le ultime nebbie. Venerdì, Berlusconi da Bruxelles, al termine del Consiglio europeo che ha incoronato Mario Draghi al vertice della Bce, aveva riferito di una manovra in due fasi, la prima “light”, limitata alle esigenze di quest’anno. Poi la smentita da Palazzo Chigi. Ora la conferma. Il pacchetto è «completo» e unico: 7 miliardi sul 2011 e il resto spalmato fino al 2014. Sul fronte dei tagli sembra certo un intervento sulle pensioni, con l’innalzamento dell’età , il congelamento per un anno del contratto degli statali, il blocco totale del turn over, il taglio del 5% delle retribuzioni pubbliche sopra i 50 mila euro (misura «iniqua e incostituzionale», tuonano i dirigenti), l’applicazione dei costi standard alla sanità e ai ministeri, la sforbiciata su istruzione ed enti locali, l’accorpamento di alcuni enti. Tra le misure dell’ultima ora, arriva la stretta anti-evasione sui giochi. Nel mirino, le scommesse e le slot machines truccate. Gettito atteso: tra i 5 e i 600 milioni quest’anno e un miliardo a regime, fino a 3,5 miliardi complessivi nel triennio.
Sul fronte del fisco, invece, si ragiona sul taglio delle aliquote Irpef, ridotte a tre, e sulla tassazione delle rendite finanziarie, Bot esclusi (dal 12,5 al 20%). Meno probabile il ritocco all’insù dell’Iva, osteggiato dagli imprenditori di Rete imprese Italia e sindacati, ma non da Confindustria. E che non convince del tutto Tremonti, per via dell’effetto inflattivo. Il taglio ai costi della politica, poi, contenuto in un ddl di sette articoli – limiti a compensi pubblici, auto e aerei blu, rimborsi elettorali, obbligo di election day, cancellazione di benefits e vitalizi dei parlamentari – suscita adesioni e perplessità . «Solo uno spot», ironizzano i radicali. «E’ il momento dei fatti», chiede l’Avvenire. «Non basta bastonare la casta. Serve più coraggio», polemizza Saverio Romano, ministro per le Politiche agricole.
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