Il mare restituisce i corpi dopo il naufragio in Tunisia

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LAMPEDUSA — Il peschereccio diretto a Lampedusa si è trasformato nella loro tomba. Ventisei cadaveri sono già  stati recuperati e altri potrebbero essere restituiti dal mare nelle prossime ore. Si tratta di una minima parte delle 230-250 vittime del naufragio di martedì notte al largo delle coste tunisine. In questi giorni le ricerche erano state ostacolate dal maltempo e solo ieri mattina la guardia costiera ha potuto raggiungere il punto esatto in cui è avvenuta la tragedia. Nei bassi fondali attorno all’isola di Kerkennah c’è ancora il peschereccio semi affondato e con la chiglia in su. Forse nelle prossime ore interverranno anche i sommozzatori per tentare di recuperare altri corpi, anche se le autorità  tunisine si mostrano scettiche. «Nel relitto non ci dovrebbero essere altri cadaveri — spiega il comandante della guardia costiera di Sfax Tahar Landoulsi — considerate le condizioni delle correnti alcuni resti ormai potrebbero trovarsi anche a 20 chilometri di distanza» . Già  ieri i cadaveri sono stati trasferiti nel centro di medicina legale dell’ospedale di Sfax. Il peschereccio con a bordo oltre 800 persone, comprese molte donne e bambini, era partito dalla città  libica di Zuwarah tre giorni prima della tragedia. Forse a causa di un motore in avaria ma anche per le pessime condizioni atmosferiche è rimasto incagliato nei bassi fondali attorno all’isola di Kerkennah dove hanno avuto difficoltà  ad arrivare anche le navi e le motovedette dei soccorritori. Il resto lo ha fatto il panico degli stessi migranti che si sarebbero spostati su un fianco del peschereccio facendolo sbilanciare. Altri invece si sono lanciati in mare pur non sapendo nuotare. «Gli abbiamo gridato di stare calmi, in inglese, francese, arabo — ha raccontato sempre Landoulsi Tahar— ma loro non hanno capito e, spostandosi tutti su una fiancata hanno causato il ribaltamento del peschereccio» . In pratica sono annegati in un tratto di mare profondo anche due metri. La guardia costiera è comunque riuscita a salvare 577 migranti, tutti provenienti dai Paesi dall’Africa subsahariana, attualmente ospiti di un campo profughi al confine con la Libia.


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