by Editore | 15 Giugno 2011 8:43
Più volte parlamentare, Franco Russo prosegue l’impegno come Forum Diritti Lavoro, che ha prodotto una proposta di legge sulla rappresentanza sindacale per cui si stanno raccogliendo le firme.
Anche la Marcegaglia parla di «rappresentanza»; ma in quale direzione?
Vogliono rompere le relazioni regolate dal contratto di lavoro; far prevalere gli accordi di impresa su quelli nazionali e – con le «deroghe» – poter variare nella scelta del contratto. Pensano a in sindacato che si trasforma in organismo di partecipazione per favorire la competitività dell’impresa sul mercato globale. Il «modello Marchionne», se generalizzato, produce una balcanizzazione delle le relazioni sociali e ingovernabilità .
Non è possibile resistere?
Il modello del ’93, che regolava le Rsu, non reggeva più, anche prima della disdetta Uil. Non essendoci più l’unità tra i «sindacati più rappresentativi» non c’è la possibilità di avere «l’esigibilità » degli accordi, prima affidata alla loro forte capacità organizzativa.
I punti fondamentali del vostro disegno di legge?
Intanto, partiamo da un «diritto personale alla democrazia»; sono i lavoratori ad avere la titolarità della contrattazione, non le organizzazioni di cui si «presume» la rappresentatività . Cisl e Uil distorcono l’art. 39 della Costituzione, secondo cui «l’organizzazione sindacale è libera». Per i costituenti era la libertà di associarsi, iscriversi o creare una nuova organizzazione. Per questi, invece, è la libertà di fare come vogliono. Si esalta un’idea «civilistica» del contratto, per cui ognuno è libero di scegliersi la propria controparte e il contenuto dei contratti.
Che però valgono per tutti, non solo per gli iscritti…
Appunto. In questa «cultura» giuridica non sono i lavoratori a decidere dei propri interessi, ma il sindacato – come «titolare dell’autonomia collettiva» – a stabilire quali sono. Noi diciamo che «titolare» è il singolo lavoratore, che costruisce con gli altri l’«autonomia collettiva». Nessuno può «incarnare» quest’autonomia a prescindere dai soggetti o contro di loro.
Voi parlate di Rse, «rappresentanza sindacali elettive»…
L’art. 39 della Costituzione prevede anche la formazione della rappresentanza unitaria in sede contrattuale; che per noi deve esserci anche nelle aziende con meno di 15 dipendenti. Al momento del voto, i lavoratori debbono poter scegliere il proprio delegato, ma anche il sindacato nazionale. I sindacati di base, spesso, non riescono a costruire la rappresentanza nazionale proprio perché questa possibilità non è data. Infine, come nella proposta Fiom, prevediamo l’istituto del referendum per convalidare accordi e contratti.
Avrete un momento di confronto più largo?
La raccolta firme è portata avanti dai sindacati di Base (Usb, Unicobas, Snater). Venerdì, al Cnel, ne discuteremo anche con Cgil, Fiom e naturalmente i partiti, siano o no presenti in parlamento ora. L’importante è poter contrastare i disegni di legge e soprattutto le pratiche che si vanno diffondendo da Pomigliano in poi.
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