«Su energia e acqua la vostra rivoluzione farà da guida»
Sorride compiaciuta la fisica indiana nel suo sari verde scuro e alla domanda su come vede il futuro italiano per quanto riguarda la gestione di acqua e/o di energie rinnovabili, risponde con calma che il passo più importante è fatto: due fonti principali per noi esseri umani sono rimasti beni pubblici. Si è tentato di privatizzarli per trasformarli in merce e trarre profitti enormi dai bisogni primari della gente. Le cinque compagnie capaci a livello mondiale di appropriarsene avevano già pensato a una collaborazione tra loro, ma la gente non ha accettato e non accetta.
Una volta chiaro il concetto che l’acqua è e rimane un dono della natura, va tenuto conto, come lei fa da sempre, degli insegnamenti di Gandhi: essere liberi di gestire se stessi e responsabili delle proprie azioni. Il primo principio vale per la governance in generale, il secondo per l’economia. Altrimenti detto: essendo acqua e energia beni naturali, ciascuno è responsabile per essi. Va impedito il formarsi della catena: bene naturale trasformato in prodotto, con invevitabile aumento dei costi e riduzione della qualità . Forti della conquista, si può pensare ora a una generale protezione dal basso della biodiversità per rinforzare questo «no» la monopolio privato e all’uso spericolato della scienza. Vandana Shiva ci fa sapere infatti che a ottobre aprirà a Firenze un ufficio internazionale di «Navdania», la sua organizzazione in India, per favorire un altro modello di sviluppo basato su rispetto, sostenibilità , libertà e benessere generale.
«State vivendo una situazione simile a quando Obama fu eletto presidente negli Usa», risponde a chi le chiede cosa fare per continuare le battaglie per i diritti civili. E invita perciò il popolo italiano ad usare lo stesso potere che lo ha portato là . Aver vinto i referendum è «il primo passo verso l’inizio di un nuovo futuro, come dice anche il sottotitolo del festival, e il secondo sarà dire no alle persone che volevano privatizzare l’acqua e imporre il nucleare». Il controllo non deve rimanere nelle mani di coloro a cui abbiamo detto no, bisogna assumersi tutti e tutte le responsabilità affinché le ricchezze di questo pianeta non determinino la miseria di tantissime persone. «È così che va gestito un paese, una città , partecipando tutti, anche per elaborare come va gestita l’acqua. E usate i referendum per ricordarvi ciò che fa la differenza». Va fermato chi vuole che abdichiamo ai nostri diritti basilari per far crescere di nuovo l’economia mondiale, supplendo ai fallimenti di una globalizzazione basata sull’avidità di pochi, perché «ogni persona è dotata di un potenziale incredibile e non è affatto vero che siamo incompetenti, ignoranti e non adatti a fare la nostra parte nella società contemporanea». E nel salutare ci ricorda che alle origini del cambiamento politico in Bolivia c’era il movimento per l’acqua. Va stimolata la speranza, componente più importante da globalizzare ora, soprattutto per le giovani generazioni, per dare davvero inizio a un nuovo futuro, cambiato e modellato da ciascuno di noi.
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