«In questa piazza mancano i miei “soci” di Cisl e Uil»

by Editore | 14 Giugno 2011 8:49

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La Cgil festeggia a pieno titolo alla Bocca della verità , perché è dal primo giorno, con la firma in cassazione del comitato promotore dei referendum sull’acqua, maSusanna Camusso si sottrae all’invito palco sul quale i ragazzi dei comitati hanno appena stappato lo spumante del quorum e ringraziano i sindacati insieme a tutti coloro che hanno lavorato per la vittoria.

Come commenta il risultato?

«Questo è un paese meraviglioso che non manca le occasioni importanti, che sa scegliere. E questa scelta che è cresciuta non solo attraverso la raccolta delle firme ma anche come politica diversa che si è fatta strada attraverso la crisi, la paura, il disorientamento. Mancano, però, in questa piazza, i miei soci».

I soci?

«Cisl e Uil, non vorrei che a forza di guardare al governo avessero perso di vista il paese».

La Cgil è promotore del referendum, non le altre organizzazioni.

«Prima del referendum noi abbiamo portato avanti vertenze sull’acqua in Lombardia, in Sardegna.Ma le politiche dell’acqua bene pubblico e dell’energia sono anche grandi questioni che investono il lavoro e i diritti di cittadinanza. Il sindacato non può disinteressarsene».

In che modo i referendum riguardano il lavoro?

«Il referendum sull’acqua impone la qualificazione di un lavoro pubblico inteso come servizio anziché come profitti. E la bocciatura del nucleare sposta il tema dagli accordi con la Francia sulle centrali atomiche alle energie rinnovabili. Sappiamo, e tutto il mondo lo dice, che le energie rinnovabili sono creatrici di lavoro, una disattenzione da temi che riguardano lo sviluppo sarebbe incomprensibile, indice di una visione distorta. Ci saranno ricadute del referendum in tutti i settori, dall’edilizia all’innovazione, alla ricerca, al lavoro qualificato».

Il governo ha subito una sconfitta politica?

«La sconfitta è su due piani, il primo è l’indicazione di non votare, di giocare sull’abitudine a non far decidere, il secondo deriva dal tentativo di cambiare le carte sul tavolo. Invece dal voto è venuto un segnale straordinario, di politica sull’energia e sull’acqua, e di riappropriazione democratica».

È cambiato il vento?

«Io direi che si è rafforzato, ci sono stati gli scioperi, ci sono state le amministrative ».

Il governo se ne deve andare?

«Il governo ha avuto numerose prove che il paese chiede diritti e lavoro. Prima o poi dovrà  trarne le conseguenze ».

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