Libia, ribelli a 70 km da Tripoli. La Nato chiede più mezzi militari

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 La montagna occidentale è una regione alle spalle della capitale, popolata in maggioranza da popolazioni berbere che nelle ultime settimane si sono schierate chiaramente contro Gheddafi e sono state aiutate massicciamente (anche con armi) dagli eserciti e dai servizi di sicurezza della Nato. Yafran, come il capoluogo della “montagna” Zintan, si era ribellata molto presto al regime di Muhammar Gheddafi. Ma anche per la vicinanza alle basi di Tripoli presto era stata circondata e assediata dalle truppe fedeli al colonnello. Zintan, ad esempio, ancora ieri è stata colpita pesantemente con razzi Grad dai soldati del regime che in molte occasioni si sono spinti all’interno del centro urbano.

Le azioni degli “uomini della montagna” sono decisive nella manovra a tenaglia che poco alla volta sta circondando Gheddafi, ma ormai è chiaro che senza un’ulteriore accelerazione della pressione militare della Nato le sorti della guerra di Libia potrebbero rimanere incerte ancora per molte settimane. Per questo nella riunione dei ministri della Difesa Nato che si terrà  l’8 e il 9 giugno a Bruxelles il generale canadese Bouchard (il responsabile delle operazioni) chiederà  ai leader politici un maggiore impegno. Richiesta che verrà  sostenuta in prima persona dal segretario della Nato Anders Fogh Rasmussen: «Gli alleati che sostengono il peso maggiore dello sforzo militare iniziano a chiedersi se gli altri possono allargare la loro partecipazione».
Nel frattempo gli aerei e gli elicotteri francesi e inglesi non interrompono i loro attacchi. Ieri sarebbero stati colpiti molti obiettivi a Tripoli in pieno giorno: il regime sostiene che sono stati presi di mira anche la televisione e altri uffici di governo, mentre la Nato smentisce, e parla invece del quartier generale dell’intelligence gheddafiana e di altri obiettivi militari. Nel suo incessante sforzo di propaganda, gli addetti stampa del regime domenica hanno portato un gruppo di giornalisti in un ospedale per mostrare loro una bimba di pochi mesi ricoverata con una frattura al piede e in stato di shock. Un infermiere però, mentre gli addetti stampa non guardavano, ha passato un bigliettino ai cronisti, spiegando che la bimba era stata ferita in un incidente stradale e che si trattava quindi di un’ennesima messinscena del regime.
Altri scampoli di notizie parlano di Aisha, la figlia avvocato di Muhammar Gheddafi. Si sarebbe rifugiata in Algeria, su invito personale del presidente Bouteflika che ha già  mostrato in mille modi la sua solidarietà  a Gheddafi, tanto che alcuni parlano di un’offerta al colonnello perché possa rifugiarsi proprio in quel paese.

 


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