Libano, nel nuovo governo c’è molto Hezbollah
Miqati, un miliardario sunnita, tycoon delle comunicazioni, dopo aver presentato la lista dei suoi ministri al presidente Suleiman ha affermato che il suo sarà “un governo di tutti i libanesi”.
Tuttavia la coalizione del premier uscente, Saad Hariri, si è rifiutata di far parte del nuovo esecutivo e ora passerà all’opposizione.
Miqati era infatti il candidato di Hezbollah, che a gennaio aveva ritirato i suoi ministri dal governo di unità nazionale presieduto da Saad Hariri, provocandone la caduta. Il Partito di Dio era entrato in conflitto con l’ex premier per divergenze sul Tribunale internazionale (Tsl) che nei prossimi mesi avvierà il processo contro i presunti responsabili dell’attentato in cui nel febbraio 2005 venne assassinato l’ex premier Rafik Hariri, di cui Saad è figlio ed erede politico. Hezbollah, nel mirino della corte, vuole invece che Beirut prenda le distanze dal Tsl.
La politica verso il Tsl sarà di certo uno dei nodi più delicati da sciogliere per Miqati, ma non il solo: poche ore dopo la presentazione ufficiale della lista, uno dei suoi componenti ha già rassegnato le dimissioni. Si tratta del druso Talal Arslan, indicato come ministro di Stato, che ha sbattuto la porta denunciando “discriminazioni” da parte del premier incaricato, che non gli ha accordato alcun dicastero “chiave”.
Related Articles
Catalogna, i giudici bocciano l’indipendenza
La Corte costituzionale di Madrid: nullo il voto sulla sovranità in Catalogna. Il referendum diventa illegale
Il movimento black prova a crescere
Stati Uniti. Da Ferguson alla marcia «justice for all», la nuova onda che si batte contro il razzismo e la brutalità della polizia, è molto social ma poco unitaria
Prezzo, mercati e alleanze i giorni neri del petrolio che cambiano il mondo
Il 10 per cento della caduta del greggio si è concentrato nell’ultima settimana: un vero e proprio terremoto. Valore dimezzato in sei mesi, Borse in caduta libera Un crollo legato soprattutto al rallentamento asiatico