Legge-bavaglio, vertice del Pdl con il premier
ROMA – Andare avanti, numeri permettendo, sulle intercettazioni, su cui oggi si terrà un vertice a Palazzo Grazioli, e sulla responsabilità civile dei giudici. Il Pdl marcia contro le toghe, condizionato solo dall’affanno di troppe assenze in aula. Ignorando l’ultimo richiamo del Csm che ha approvato in plenum un duro documento. Togati e laici del centrosinistra a favore, centrodestra contro. In cui è scritto che la nuova formula della responsabilità «mette seriamente a rischio i principi di autonomia e indipendenza della magistratura». Può produrre «una dilatazione» dei processi contro gli stessi magistrati anche solo «per interpretazioni della legge non conformi alle precedenti», spingendoli verso un pericoloso conformismo giuridico. Il presidente della Cassazione Ernesto Lupo, membro di diritto del Csm, dichiara: «Va contro il diritto della Ue».
La maggioranza ribatte che il Csm gioca solo a fare la «terza Camera». E va sulla sua strada. Oggi Berlusconi e i suoi consiglieri, da Angelino Alfano a Niccolò Ghedini ai capigruppo, vogliono chiudere sul ddl ascolti da approvare. Ghedini insiste sulla mini-Mastella, una mini legge-bavaglio che impone ai giornali di pubblicare atti dei processi e telefonate solo “dopo” l’inizio del dibattimento. Logica che ieri Ghedini ha rispiegato ai colleghi: imponiamo la stretta sulla privacy, poi c’è tempo per intervenire sui poteri del pm di disporre gli ascolti. È rimasto seduto sui divanetti per una decina di minuti con la presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno. Ma i due assicurano di non aver trattato di emendamenti.
Nel frattempo Pdl e Lega sono alle prese con la responsabilità civile dei giudici, la modifica alla Vassalli dell’88 (responsabilità «per dolo o colpa grave») introdotta dal leghista Gianluca Pini con un emendamento alla legge Comunitaria. Per cui la toga sarà punibile anche «per la manifesta violazione del diritto». La questione si gioca sui numeri e le presenze in aula. Che già durante la discussione sulla quote rosa erano in difetto per la maggioranza. Preoccupati i vertici del gruppo che s’interrogavano sulle assenze («Ma dove sono i colleghi, abbiamo pure il consiglio nazionale venerdì…»).
Non ci sono contrasti tra Lega e Pdl, né il partito di Bossi insiste per la nuova norma, mentre il Pdl frena. Basta sentire i maggiorenti berlusconiani: «Ve l’immaginate che proprio noi ci mettiamo a frenare sulla responsabilità , uno dei nostri punti di battaglia?». Tant’è che ieri sera, a Montecitorio, erano Ghedini e Manlio Contento, avvocato e relatore della riforma costituzionale della Giustizia di Alfano, a studiare una formula definitiva da proporre stamane prima in commissione e poi in aula. La vecchia soluzione di Pini, la «manifesta violazione del diritto», potrebbe essere integrata lasciando l’indicazione «del dolo e della colpa grave». O potrebbe entrare l’ipotesi Contento, «errore o negligenza inescusabile», ipotizzate già a fine marzo.
Maggioranza e governo vanno avanti. Nonostante le dieci pagine contrarie del Csm e le due, assai critiche, dell’ufficio legislativo di palazzo Chigi presentate, già due mesi fa, al sottosegretario Gianni Letta e al ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito e anticipare ieri da Repubblica. Letta ha cercato di mediare, sotto la pressione delle toghe amministrative e contabili, preoccupate dal moltiplicarsi dei ricorsi, dai costi, da una guerra di processi contro i processi. Anche il Quirinale avrebbe palesato le sue contrarietà . Che trovano un riscontro nel parere del Csm approvato alla vigilia del voto. Un segnale da non sottovalutare, visto che l’ordine del giorno del Csm è autorizzato dal suo presidente, cioè Napolitano. I falchi Pdl non raccolgono. Resta contrario il Pd. Dice il responsabile Giustizia Andrea Orlando: «Norma pericolosa e da irresponsabili». E la capogruppo in commissione Giustizia Donatella Ferranti: «Una provocazione del tutto incostituzionale».
Related Articles
Tra Giulio e Silvio è iniziato il duello finale
Il Cavaliere: «Io sono a capo del partito della crescita, con soli tagli si ammazza il Paese»
«Chi amministra rischia sempre»
«Nessun reato, ho cercato di amministrare». Il sindaco di Sesto San Giovanni, Giorgio Oldrini, scrive al Corriere e, a proposito dell’inchiesta sul Palaghiaccio, si dice preoccupato per «un atteggiamento generale per cui tutto quello che hanno dichiarato due imprenditori che accusano è di per sé vero, e tutto quello che dicono gli amministratori e i politici è falso, o anche un reato».
In quelle telefonate il romanzo del potere
FIDUCIA ad Anna Maria Cancellieri, ribadisce il presidente del Consiglio Enrico Letta, alla vigilia di un confronto in Parlamento che domani si annuncia ricco di insidie per il governo e gravido di conseguenze per l’intero quadro politico.