by Editore | 27 Giugno 2011 8:54
«Garantire il diritto dei lavoratori di poter votare sugli accordi, così come tutelare il diritto di sciopero» . Maurizio Landini sul palco della festa per i 110 anni della Fiom, a Sesto San Giovanni, lancia un messaggio. Chiaro. Perché «si confermino le posizioni dellaCgil prese in questi ultimi mesi anche durante il direttivo» . Una riunione che si terrà oggi pomeriggio, alle 14, a Roma. E che dovrà esprimere gli umori per l’accordo sulle rappresentanze sindacali con Cisl, Uil e Confindustria. Un accordo che in molti vorrebbero chiudere alla svelta, anche per mettere fine a una conflittualità all’interno della triplice. La firma potrebbe arrivare addirittura domani, quando è previsto un nuovo tavolo. E così Landini detta le sue condizioni. Anche lui vorrebbe ci fosse una firma unitaria. Ma senza marce indietro, «rispetto a ciò che è stato deciso a gennaio» . Subito dopo la vertenza Fiat. Chiede che i lavoratori possano esprimersi, «tanto più se ci sono posizioni diverse tra i sindacati» . Anche perché «vivere in democrazia vuole dire poter dire no senza aver paura di ritorsioni, di ricatti» . Poi ci sono le elezioni dei rappresentanti, «niente rsa, bisogna poter scegliere senza imposizioni» . Per non parlare del diritto di sciopero, «imprescindibile» . Insomma il segretario generale della Fiom sceglie i temi che «a quanto pare non sono ancora stati risolti al tavolo » . E rilancia. «Senza queste non si va avanti» . Il suo è un intervento breve. Dieci minuti alla fine di una tre giorni al Carroponte, alle porte di Milano, in cui si sono incontrati precari, studenti, operai. E anche movimenti sociali. Si è parlato di mobilitazioni. Quelle da intraprendere nel caso in cui «il governo voglia portare avanti la manovra economica» . Di precariato. «Bisogna tutelare tutte le forme di lavoro, cominciando con la parità di salario» . Di una nuova forma di partecipazione. «Gli italiani hanno dimostrato di voler essere di nuovo protagonisti. Bisogna cogliere questo elemento di progetto dal basso» . E di contratti separati. «Per la Cgil non è possibile che il contratto nazionale sia sostituito da quelli aziendali» . E alla fine si ritorna sempre a quello che gli sta più a cuore. Il referendum. È possibilista, «non vedo ragioni per cui la Cgil debba modificare le sue posizioni» . E anzi, «troverei utile che queste vengano confermate ufficialmente» . Così, a scanso di equivoci. Per non rischiare. Senza contare che «sarebbe singolare in un momento in cui c’è una grande domanda di democrazia, perdere il diritto di voto nei luoghi di lavoro. Soprattutto quando ci sono idee diverse tra i sindacati, ecco proprio in quel momento bisogna poter votare» . La possibilità di scegliere, dice, è necessaria. E ricorda: «Noi abbiamo già dato ed è il momento che qualcun altro si assuma le responsabilità . È nell’interesse di questo Paese» .
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