Le banche sono salve, la Grecia col cappio al collo
«Le discussioni del governo con i rappresentanti di Commissione Ue, Bce e Fmi si sono concluse positivamente»: con il linguaggio burocratico del ministero delle finanze di Atene, ieri nel primo pomeriggio, è arrivata la conferma che la Grecia riceverà un nuovo prestito per cercare di non fallire. Intanto, in mattinata, Moody’s aveva comunicato il taglio dei rating di otto banche greche che segue il declassamento a «spazzatura» del debito sovrano del paese di tre giorni fa. L’agenzia di rating, ha motivato la decisione di oggi con la crescente probabilità di una ristrutturazione del debito sovrano. Polemica la replica del governo sulla decisione di Moody’s: «ancora una volta le sue valutazioni sono guidate dalle voci di mercato piuttosto che da fatti oggettivi». Per Yannis Panagopoulos, segretario della confederazione Gsee «l’ammontare delle nuove misure perpetua un crimine e la reazione sarà durissima».
Secondo le prime informazioni, il nuovo accordo «include un prestito di 60 miliardi di euro (oltre ai 110 miliardi già concessi con versamenti rateali e sempre ieri è stata sbloccata la quinta tranche) per coprire il fabbisogno finanziario della Grecia fino al 2014 in cambio di misure di austerità che porteranno 6,4 miliardi di euro nel 2011 e 22 miliardi entro il 2015». Con questo nuovo prestito, si spera di allontanare l’ipotesi di una ristrutturazione del debito alla base della decisione di Moody’s di ridurre il rating di otto grandi banche nazionali secondo la quale «nello scenario avverso di una ristrutturazione del debito sovrano, le banche greche subiranno un impatto diretto attraverso la riduzione del valore dei portafogli dei bond governativi greci e questo indebolirebbe in modo sigificativo i loro parametri di capitalizzazione».
Nonostante Moody’s, però, ieri mattina le quotazioni de i titoli bancari greci sono rimbalzate sulle attese di un un nuovo piano di salvataggio internazionale per Atene che, secondo indiscrezioni, era stato concordato mercoledì a Vienna dal Comitato economico e finanziario della Ue. E a fine giornata la borsa di Atene è schizzata del 4,4%. Il nuovo prestito servirà a sostituire il mancato ritorno sul mercato del Tesoro di Atene a causa degli attuali tassi elevatissimi (16,24% per i decennali e al 24,64% per quelli a scadenza due anni). Il Tesoro greco ha necessità di rinnovare titoli in scadenza per 26,7 miliardi nel 2012; 37,9 miliardi nel 2013 e 67,2 miliardi nel 2014. Di fatto i rimborsi per la seconda metà del 2013 e per l’intero 2014 non avevano copertura. Di qui la necessità di un nuovo prestito con il quale si cerca di tranquillizzare i mercati e, se possibile, far ridurre i tassi sui bond. Ovviamente, il nuovo prestito garantirà soprattutto le banche estere – in particolare tedesche e britanniche – che detengono la maggior parte del debito.
Per spiegare nel dettaglio gli ulteriori tagli di austerità da 6,4 miliardi di euro al bilancio e il programma di privatizzazioni tra cui la quota della Ote, la società di telecomunicazioni greca, il premier greco Papandreou è volato ieri in Lussemburgo per incontrare il presidente dell’Eurogruppo,o Jean-Claude Juncker. Tra le misure in programma da approvare nel giro di una quindicina di giorni, dovrebbe esserci un accordo per impegnare le banche a mantenere «volontariamente» l’esposizione sulla Grecia con un rinnovo delle obbligazioni in scadenza. Il «rollover» volontario dei bond non farebbe scattare nessun allarme default né di richieste di rimborso da parte dei possessori dei Cds sul debito greco. A Juncker, il premier greco ha illustrato la strategia di medio termine, che punta al risanamento con un drastico ridimensionamento del settore pubblico, una nuova riforma fiscale e una accelerazione delle privatizzazioni.. Per la riduzione delle spese dovrebbero essere varati nuovi tagli a stipendi e pensioni che dal punto di vista dei lavoratori comporteranno la riduzione dell’importo di uno stipendio mensile l’anno. L’aumento del gettito fiscale dovrebbe realizzarsi con un ulteriore aumento del’Iva e forse con una imposta patriminiale. Sono poi previste fusione o chiusure di 70/80 enti pubblici giudicati improduttivi.
Molti osservatori giudicano, tuttavia, insoddisfacenti anche le nuove misure: ritengono che la Grecia potrebbe uscire da questa situazione gravissima sono con una ristrutturazione reale del debito (oltre 340 miliardi di euro) ottenuta con un allungamento delle scadenze dei bond e con una riduzione dei tassi di interesse. Di più: i sacrifici finora imposti alla popolazione hanno gettato l’economia ellenica in una terribile fase di recessione, la peggiore dal dopoguerra. In particolare il tasso di disoccupazione è salito oltre il 16%, un livello record che blocca i consumi e di fatto rende vano l’aumento varato dell’Iva. Inoltre, visto che la Grecia è nell’euro, non ha neppure potuto godere dei vantaggi della svalutazione della moneta e l’alto valore dell’euro seguita a rendere poco competitive le esportazioni.
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