«Dialogo» con gli indignati e piano Sarkò, il premier al contrattacco

by Sergio Segio | 30 Giugno 2011 7:29

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  ATENE. Contemporaneamente alla poggia di gas lacrimogeni e al voto blindato del parlamento in favore dei tagli, il premier Papandreou ha messo ieri sul tavolo la strategia della carota. Il presidente dell’Internazionale socialista dopo tante settimane si sente forte, almeno in parlamento, dove ha ottenuto prima la fiducia al suo nuovo governo, e ieri il via libera ai tagli da 28,40 miliardi di euro previsti dal cosiddetto «Programma di medio termine».
Già  ieri Papandreou ha guadagnato qualche voto di Nuova democrazia, e oggi scommette di allargare la sua maggioranza grazie all’appoggio di tantissimi deputati conservatori e di estrema destra che potrebbero votare le leggi attuative dei tagli. Al premier non sembra proccupare il fatto che fuori della Camera il rifiuto della sua politica è quasi unanime e che i deputati dovranno affrontare la rabbia della base del Pasok.
«Vorrei molto e con assoluto rispetto discutere con gli “indignati” e per questo li invito a venire a parlare seriamente al ministero delle Finanze». Evangelos Venizelos, vicepremier e ministro delle Finanze, ha scelto la strategia della carota e con 22 parole in un messaggio su twitter si è rivolto ieri agli «indignati». È la prima volta che un membro del governo apre la porta del dialogo al movimento che da settimane occupa Syntagma, proprio mentre nella piazza infuria la guerriglia.
La proposta «mediatica» di Venizelos è caduta nel vuoto, per motivi tecnici, visto che gli «indignati» hanno interrotto le loro assemblee popolari nei giorni delle manifestazioni, mentre a livello politico sembra impossibile un dialogo tra gli «indignati» e il governo dopo l’approvazione dei duri tagli.
Papandreou invece ha cercato di placare la rabbia dell’opinione pubblica utilizzando la proposta francese di emissione di nuovi titoli 30ennali per una parte del debito greco che scade tra il 2011 e il 2014. Lo schema di Sarkozy può alleggerire il debito fino a 35 miliardi di euro, secondo i calcoli del governo greco, e Papandreou cerca di incassare a livello politico la probabile soluzione del problema forse più grosso per la negoziazione del debito greco. Dal momento che la proposta francese è in funzione anti-Germania (secondo l’opinione pubblica greca la principale responsabile della crisi del debito nell’eurozona) Papandreou si schiera anche in questo caso dalla parte dei buoni.
Il premier ieri ha anche attaccato duramente l’Europa e la Germania per la crisi del debito, sottolineando che Eurostat non avrebbe controllato bene i grandi paesi e per questo sono aumentati i debiti dei piccoli.
Papandreou insiste che – di fronte al possibile fallimento del paese – i tagli degli ultimi mesi rappresentano il male minore e per questo chiede la collaborazione di Nuova democrazia.
Il portavoce del governo, Ilias Mosialos, il presidente socialista del parlamento, Filipos Petsalnikos, e tanti deputati socialisti hanno preso de distanze dalle dichiarazioni del secondo vicepresidente del governo, Teodoros Pangalos, che aveva detto al giornale spagnolo El Mundo che «se non si votano i tagli, la Grecia corre il pericolo di finire come l’Argentina, con il fallimento, decine di morti ed i carri armati nelle strade per garantire …l’ordine e proteggere le …banche!».
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PAROLE CHOC
Il vice Pangalos: «Rischiamo decine di morti e i carrarmati nelle strade per difendere le banche». Imbarazzo e prese di distanza da parte degli altri deputati

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