L’aiuto delle banche deve essere vincolante

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Nel caso di un debito sovrano, far mantenere l’esposizione ai tassi imposti dal mercato su base strettamente volontaria, lo renderebbe ancora più insostenibile e, col tempo, porterebbe inevitabilmente all’impossibilità  da parte dello Stato di onorare i nuovi titoli. L’unico modo di evitare che i coupon o i rendimenti si avvicinino a quelli che imporrebbe il mercato, vale a dire insostenibili, sarebbe quello di attribuire ai nuovi titoli uno status privilegiato o di fornirli di una qualche garanzia, ma il riscadenzamento non rientra tra i finanziamenti ai debitori-in-possesso dopo un fallimento e non giustifica quindi questo tipo di premio.
Se, viceversa, per aiutare la Grecia a ridurre il proprio debito, il riscadenzamento avvenisse ai tassi del coupon originale o significativamente al di sotto dei tassi di mercato, esso includerebbe degli elementi coercitivi e non si differenzierebbe quindi in maniera sostanziale dalle ristrutturazioni del debito ordinate o «soft» alle quali la Bce e altre autorità  si oppongono con forza.
In questo caso, inoltre, oltre a ricapitalizzate esclusivamente le banche – generando delle massicce iniquità  tra i creditori – soltanto le obbligazioni in scadenza sarebbero riscadenzate in sequenza e non si risolverebbe quindi il problema della non sostenibilità  del debito di un paese. Un riscadenzamento su base strettamente volontaria renderebbe il debito ancora più insostenibile e, se realizzato a tassi di mercato che scontassero già  un’alta probabilità  di default, potrebbe generare in ultima istanza una soluzione disordinata. Solo un riscadenzamento del debito ordinato e non ostile al mercato, ma parzialmente coercitivo, ripristinerebbe la sostenibilità  del debito bloccando il contagio.
Pensare di applicare un meccanismo concepito per rinvigorire linee di credito a breve termine tra banche dello stesso gruppo in paesi vicini, quale è l’Iniziativa di Vienna, al debito vincolato di uno Stato, come nel caso greco, è realistico e insensato. Se applicato correttamente, non differirebbe dalla soluzione di un riscadenzamento pulito del debito tanto avversata dalla Bce e da altre autorità . Come nel tentativo argentino di un riscadenzamento volontario a tassi di interesse di mercato, che si rivelarono inevitabilmente insostenibili, l’Iniziativa di Vienna non farebbe altro che creare i presupposti per una bancarotta disordinata nel 2012 o nel 2013. Sostenere che sia possibile mettere in atto per la Grecia l’approccio dell’Iniziativa di Vienna su base volontaria è solo un altro modo di continuare ingannevolmente a procrastinare il problema, cosa che la Bce e le autorità  stanno facendo ormai da più di un anno.
Il fatto che nel dibattito sulla Grecia si menzioni l’Iniziativa di Vienna evidenzia la confusione delle autorità  e di alcuni analisti del mercato quando parlano delle probabilità  di un’apocalisse finanziaria. Nei paesi dissestati dal debito, gli approcci di tipo volontario che essi propongono produrrebbero delle soluzioni artificiali, se non addirittura dannose, per la sostenibilità  del debito che tutti stanno tentando di ripristinare. (Traduzione di Guiomar Parada)


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