by Editore | 3 Giugno 2011 7:02
Sarebbe una bella notizia, non solo o tanto per i suoi effetti elettorali, ma per lo sviluppo di una cittadinanza che si vuole informare criticamente e non si affida a una fonte unica, come invece vorrebbe il presidente del consiglio. Se le cose stessero così, significherebbe che tutta la potente macchina comunicativa di cui Berlusconi è stato sapiente utilizzatore – oltre che prepotente padrone – è riuscita nell’impresa di fare una comunicazione così scadente da alienarsi anche gli spettatori più pigri, o meno attrezzati a costruirsi un sistema informativo diversificato. Spingendoli altrove, o anche semplicemente a togliere l’audio. Gli esperti del settore diranno se effettivamente c’è stato un rilevante spostamento di audience e tra i lettori dei giornali e quanti voti abbia spostato.
Ma la formazione dell’opinione pubblica non avviene solo tramite le televisioni e i giornali. Avviene anche in molti contesti di vita quotidiana: sul lavoro, mentre si fa la spesa, occupandosi della scuola dei propri figli e di quanto li attende una volta che l’hanno terminata, affrontando i problemi della non autosufficienza di un proprio caro e così via. Questi anni sarebbero stati difficili per qualsiasi governo. Non è solo il governo italiano a essere stato di fatto bocciato alle amministrative.
La stessa cosa è avvenuta in Spagna e Germania, con governi diversi tra loro e da quello italiano, senza che Zapatero o la Merkel abbiano per questo demonizzato i media (molto più critici di quelli italiani) e invece prendendo atto di un distacco tra il governo e le sue priorità e le aspettative dei cittadini.
Questo distacco appare tanto più ampio in Italia non tanto per dissensi sul merito di alcune decisioni, quanto per le troppe promesse mai mantenute, al contrario, e soprattutto per una azione di governo tutta imperniata sulla difesa degli interessi privati del premier e invece insensibile alle crescenti difficoltà sperimentate da individui e famiglie. Anche un non lettore critico di giornali che abbia figli in cerca di lavoro alla fine può disamorarsi di un governo il cui ministro del Lavoro (con il sostegno di quello della Gioventù) dichiara la disoccupazione giovanile come la conseguenza di una mancanza di umiltà . Comunque un non problema, perché tanto c’è la famiglia. E anche la casalinga più disinformata, costatando le difficoltà materiali e spesso il degrado in cui si dibatte la scuola dei figli, può interrogarsi su quale sia l’esito della “grande riforma della scuola”. E dopo tanto parlare di federalismo molti possono chiedersi perché le risorse per i servizi locali sono diminuite e le tariffe spesso aumentate.
Infine, ci sono i giovani cittadini, protagonisti in questi anni di forme di organizzazione e mobilitazione che hanno mischiato vecchi e nuovi mezzi di informazione per imporsi alla agenda politica, ma ricevendo dal governo solo risposte squalificanti, che li delegittimavano come interlocutori. Senza sopravvalutarne la forza e senza considerarli una categoria omogenea, dietro i recenti risultati elettorali, più che “Annozero” o “Ballarò”, ci sono anche loro, con il loro protagonismo e la loro voglia di contare.
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