La spazzatura viaggia con la scorta armata task force di agenti contro i disordini

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NAPOLI – «Un signore mi ha fermato e mi ha detto: “dotto’, tutte le finestre di casa mia affacciano sulla spazzatura. Respiro immondizia tutti i giorni. So che non è colpa vostra, scusate. Ma non ce la faccio più». Un’altra notte è passata, nelle strade di una Napoli umiliata dalla maledizione dei rifiuti, ed è stata un’altra notte di fiamme e tensione. Camion scortati dalle forze dell’ordine, roghi in centro. Rabbia. Ma è una guerra tra poveri, quella che si combatte fra vicini di casa pronti a scannarsi per la precedenza nella raccolta dei sacchetti. «La gente è esasperata, a noi tocca soprattutto riportarli alla calma e spiegare che gli operatori stanno facendo solo il loro lavoro – racconta Vincenzo Cindolo, vice questore della Polizia di Stato di turno nel servizio di scorta ai mezzi della nettezza urbana – tante volte sentiamo le persone implorare: ci sono i vermi, ci sono i topi, abbiamo i figli piccoli. Se non raccogliete la monnezza pure a noi non ve ne andate da qui». Riportare alla ragione chi non ce la fa più è impresa spesso improba. Una volta, in piazza Matteotti, a due passi dalla sede della Provincia, hanno persino tolto le chiavi dal cruscotto di due camion per impedire ai veicoli di spostarsi senza aver portato via più spazzatura possibile. Le chiavi non sono più saltate fuori. È finita che gli addetti sono stati costretti a procurarsi i doppioni per far ripartire i mezzi. «Ma poi collaborano anche i cittadini – sottolinea Cindolo – prendono i sacchetti e li mettono sui camion».
Per le forze dell’ordine sono ore di lavoro estenuante. Carabinieri, polizia e polizia municipale devono fronteggiare la stanchezza di una popolazione soffocata da una crisi che sembra non finire mai. Il generale Luigi Sementa, comandante dei vigili, ha schierato sull’emergenza 25 pattuglie. Il generale ha anche spento personalmente, con l’estintore di servizio, un piccolo incendio appiccato a un cumulo di rifiuti nella centralissima via Marina. E sono 300 i poliziotti impegnati nell’arco di tutte le 24 ore messi in campo dal questore Luigi Merolla. I camion vengono scortati quando entrano in quartieri dove si temono proteste degli abitanti e quando raggiungono siti e discariche. Gli agenti sono pronti poi a intervenire in caso di incendi o altri episodi di intolleranza. Sono attivati collegamenti fra la sala operativa e le aziende di raccolta allo scopo di lanciare tempestivamente l’allarme in caso di necessità . Ci sono infatti zone della città , come i vicoli dei Quartieri Spagnoli, dove le auto di scorta non possono seguire i camion: le strade sono troppo strette e non ci sarebbe spazio per la manovra. Così le vetture della polizia si posizionano lungo le vie parallele, pronte a lanciare l’allarme se, ad esempio, si rendono conto che, trascorso il tempo necessario per la raccolta, uno dei mezzi non è ancora transitato.
«Come le squadre di calcio – spiega il questore Merolla – dobbiamo marcare a zona e concentrare la nostra azione lì dove si registrano i maggiori problemi. L’ordine pubblico è il bene supremo da difendere. Ma i miei uomini stanno lavorando in condizioni difficilissime, costretti a muoversi fra roghi di spazzatura, odori nauseabondi e tensioni di ogni tipo. Non posso che ringraziarli per i grandi sacrifici di questi giorni. Per fortuna in una fase così difficile siamo riusciti a organizzare un sistema in grado di reagire al disastro. Abbiamo una forte intesa con le aziende Spna e Asia e con le altre forze dell’ordine». La partita però è appena agli inizi. Il caldo soffocante di questi giorni rende le notti di Napoli ancora più agitate e il timore che ambienti criminali possano soffiare pericolosamente sulla crisi si riaffaccia periodicamente all’attenzione degli analisti. Il questore Merolla preferisce stare ai fatti. E spiega: «Da quello che abbiamo potuto accertare fino a questo momento la camorra non c’entra. Il fatto che si siano registrate delle proteste organizzate non significa che, alle spalle, ci sia la regia della malavita. Parlerei, piuttosto, di una protesta di “masanielli” che reagiscono a una situazione di disagio reale che sta mettendo la popolazione a dura prova».

 


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