La paura del passato

Loading

Le tecnologie non sono neutre, rinviano a concezioni del mondo, a percezioni della natura, a relazioni umane. L’humus culturale ecologico creato negli ultimi cinquant’anni da individui, piccoli gruppi, movimenti ha generato una ricerca innovativa in sintonia con la natura che impegna scienziati, ingegneri, architetti, medici e agricoltori. Sono nati centri propri e sono state modificate molte discipline universitarie. La ricerca dunque non viene bloccata, ha soltanto preso un’altra direzione.
Lo studio di fonti di energia sostenibili è a tutto campo. Eolico, solare, geotermico, maree; tecniche di costruzione per il risparmio energetico, dalla coibentazione ai tetti verdi e ai vetri fotovoltaici; e persino lo sfruttamento del calore umano. La stessa sperimentazione nucleare continua con la fusione sostenuta dal Nobel Carlo Rubbia e con la vituperata fusione fredda. Metodi sofisticati sono stati elaborati per ottenere un’agricoltura organica che fornisca cibo di qualità , per depurare con le piante le acque di interi palazzi, per smaltire i rifiuti senza inquinare, per creare strumenti utili semplici ed efficaci. Si tenta una chimica dolce ed è ormai una certezza la medicina olistica che accoglie rimedi sperimentati nei secoli. Perché la ricerca che trae ispirazione dalla natura è insieme nuova e antica, innova e recupera saperi pre-moderni.
L’accusa di voler “tornare all’aratro”, che nasce certo da forti interessi materiali dei gruppi petroliferi e dell’agrobusiness, e da un consesso scientifico che ha difficoltà  a cambiare punto di vista, è alimentata dalla paura del passato. Perché l’idea sedimentata è che il passato sia stato una sorta d’inferno sulla Terra, terminato quando siamo diventati moderni. La complicata e per certi versi ancora misteriosa storia millenaria umana è stata riassunta in fatica, malattie, vita breve, sporcizia, sfruttamento, superstizione, oppressione delle donne, fame, miseria e dispotismo politico. Una visione rafforzata con motivazioni diverse dall’impeto distruttivo del capitalismo industriale e della rivoluzione comunista, codificata nell’Ottocento dalle scienze positiviste, secondo le quali la storia era un cammino dal non umano – primitivi e poi villani – all’umano che, senza dubbio, era bianco, cristiano e tecnologico. Lo stesso Darwin nel suo diario di viaggio sul Beagle descrive gli indigeni della Terra del fuoco come un gradino poco sopra gli animali. Già  all’epoca ci fu una reazione che rivalutava il passato, in particolare il Medioevo – Ruskin, Morris e le Arts and Crafts – poi nel Novecento entrano in campo la storiografia delle Annales, Levi-Strauss, Malinowski e Illich, seguiti nell’ultimo quarto del XX° secolo da Sachs e Shiva, e dal risveglio indigeno e contadino. Si riannodano fili importanti per immaginare un futuro eco-solidale.


Related Articles

Amministratori e movimenti, la «democrazia» a Napoli

Loading

NAPOLI – Prove generali di democrazia partecipata a Napoli, dove si terrà  il «Forum dei comuni per i beni comuni», lanciato da Luigi de Magistris sulle pagine di questo giornale e sviluppato nei due incontri preparatori di Roma e Venezia, organizzati dal Centro studi per l’Alternativa Comune.

Sentenza storica all’Aja: la Shell deve tagliare subito le emissioni di gas serra

Loading

La multinazionale anglo-olandese deve tagliare le sue emissioni di gas serra. Subito. È il terzo schiaffo giudiziario in pochi mesi. Il gigante petrolifero è il nono inquinatore globale. I primi dieci sono tutti nel business dei combustibili fossili. Intanto, sempre riguardo agli investimenti “oil only”, azionista “attivista” riesce a cacciare due direttori del Cda della Exxon

Se il Ttip espelle i popoli

Loading

Se l’Accordo di Par­te­na­riato Tran­san­tla­tico ( Ttip ) dovesse andare in porto, quel giorno i popoli euro­pei avranno avuto il loro car­tel­lino rosso

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment