La notte non porta consiglio: anche la Cgil firma un pessimo accordo

Loading

Nel momento in cui scriviamo l’atteso – e da qualcuno temuto – confronto tra i vertici di Confindustria, Cgil, Cisl e Uil è ancora in corso, e i tempi lunghi potrebbero far pensare a una «felice» conclusione. Un accordo che potrebbe entrare in contraddizione, anzi negare decisioni prese da un precedente direttivo nazionale della Cgil su democrazia, rappresentanza e intoccabilità  dei contratti nazionali.

La domanda iniziale ottiene una risposta proprio mentre chiudiamo il giornale: sì, si può firmare e la Cgil ha firmato. Probabilmente, come si dice in sindacalese, Susanna Camusso ha «siglato» Cgil riservandosi di trasformare la sigla con la sua firma dopo aver informato la segreteria dell’organizzazione allargata ai segretari generali delle categorie. Lunedì il direttivo della Cgil si era chiuso senza un voto che desse un mandato alla segretaria generale Susanna Camusso a firmare, non essendo ancora noti i dettagli – l’essenza di ogni accordo sindacale – del testo proposto da Emma Marcegaglia. Dunque Camusso, prima della firma, dovrebbe quantomeno presentarsi alla segreteria allargata ai segretari di categoria (convocati per oggi), prima di suggellare l’accordo «storico» con la sua firma. Nel direttivo chiara era stata la posizione della minoranza: nessuna delega in bianco, non firmiamo senza aver visto il testo finale. I punti più caldi, come abbiamo scritto nei giorni scorsi, riguardano la possibilità  di sostituire i contratti nazionali con quelli aziendali: la Fiat ha detto a chiare lettere che uscirà  da Confindustria qualora non venisse assunta la filosofia del contratto di Pomigliano, Mirafiori e Bertone imposta con referendum-truffa. Contratti in cui è sospeso il diritto di sciopero, abolito il contratto nazionale e il principio «una testa un voto», sostituite le Rsu con le Rsa (i lavoratori non potrebbero eleggere i propri rappresentanti, nominati invece dai sindacati firmatari degli accordi. I non firmatari non eserciterebbero più attività  sindacale).
Questi erano i punti contestati in teoria dall’intera Cgil, almeno fino a due giorni fa, ribaditi lunedì con forza dalla Fiom e dall’area «La Cgil che vogliamo». Ancora ieri, il segretario dei metalmeccanici Maurizio Landini ha ripetuto l’assoluta contrarietà  della Fiom a un modello che non preveda l’obbligatorietà  del voto dei lavoratori, la inderogabilità  del contratto nazionale, il diritto di sciopero e a eleggere i propri rappresentanti. Ieri l’incontro più delicato è iniziato alle 15,30 alla foresteria della Confindustria, con tutti i partecipanti – i tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Emma Marcegaglia e il vicepresidente dell’organizzazione padronale Alberto Bombassei – ottimisti sull’esito positivo. Il confronto è andato avanti per tutto il pomeriggio e la sera in «un clima disteso», con dichiarazioni dal versante della politica, del governo e della Fiat che incitavano a chiudere, unitariamente e in fretta. Una pressione a 360 gradi sulla Camusso ad avere coraggio e a liberarsi della palla al piede. Inutile dire che la palla al piede è la Fiom.
I contenuti dell’accordo non sono noti. Non al manifesto, ma agli stessi segretari della Cgil. Susanna Camusso ha detto sì. Uno strappo grave, una ferita nella storia generale della Cgil e una rottura con la Fiom. Oggi si riunisce il vertice del sindacato di corso d’Italia


Related Articles

Bill Gates sfida i Grandi della terra “Non siano i poveri a pagare per tutti”

Loading

“Sì alla tassa sulle transazioni finanziarie per ridurre i deficit”. Io non dirigo il pianeta. E non aspiro a farlo. Però sì, penso che sarebbe un bene che una parte degli uomini politici avesse esperienza del mondo degli affari 

Ocse: altri tre anni per uscire dalla crisi

Loading

 “Italia più lenta degli altri, consolidare i conti”. Tremonti: esame superato. Per accelerare la crescita il Paese ha bisogno di riforme urgenti per il lavoro

“Il lavoro c’è, ma certi posti non interessano agli italiani”

Loading

Tremonti: gli immigrati sono tutti occupati Draghi: i dubbi sui salvataggi dei Paesi euro in crisi creano difficoltà  sui mercati

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment