by Editore | 18 Giugno 2011 6:03
L’atteso appuntamento di Pontida rischia così di essere segnato da una stanca liturgia inconcludente. Il leader leghista alzerà il tiro. Farà crescere il tenore delle sue richieste. Il suo discorso sarà probabilmente costellato di pretese, accompagnato da una molteplicità di condizioni e da un’infinità di reclami. Ma nessuna scelta definitiva. Sebbene il momento delle opzioni risolutive sarebbe ormai arrivato. Ce le impone non la politica o le frustrazioni di una coalizione votata alla sopravvivenza. Ma Moody’s, una delle più importanti agenzie di rating internazionale. Che declassa il nostro Paese e lo considera meno affidabile sul piano della crescita e per le insufficienti garanzie nel consolidamento del debito pubblico.
Il vero chiarimento, allora, anche a Pontida verrà declassato a esercizio minatorio. O più semplicemente rimandato. Potenzialmente alla verifica fissata alla Camera per la prossima settimana. Ma concretamente al prossimo autunno. I fattori che impediscono una svolta nell’azione dell’esecutivo e del centrodestra si sommano di giorno in giorno. Ma in questa fase la pesante sconfitta elettorale delle ultime amministrative e della consultazione referendaria stanno provocando una sorta di corto circuito anche nel Carroccio. Il timore che l’onda lunga lumbard si sia ormai interrotta. Il terrore che la spinta propulsiva del federalismo si sia ormai esaurita anche nelle regioni del nord. Tutti fattori che irrigidiscono e rendono meno libero Bossi. Lo privano del dinamismo e dell’elasticità di un tempo. Anzi, ora deve fare pure i conti con una base malmostosa e sempre più delusa dal patto troppo blindato con Berlusconi. È costretto a tener conto delle aspettative di una classe dirigente che non si accontenta più solo delle rassicurazioni del capo. Anzi, è come se ne avvertisse il declino e si prepara, con una sotterranea ma feroce guerra interna, a prenderne il posto.
Pontida, allora, come è sempre accaduto nella ventennale storia leghista, si trasformerà ancora una volta nel luogo “mitico” degli annunci. Nel suolo, “sacro” per i militanti, in cui riscoprire nostalgie e identità .
Le proteste che hanno caratterizzato il dibattito nella base leghista ne però dimostrano la paura. Il sospetto che le debolezze del presidente del consiglio e quelle del Senatur si possano di nuovo sommare lasciando nella palude dell’incertezza il governo, la maggioranza e la stessa Lega. Senza contare che il colpo assestato ieri all’Italia da Moody’s, complicherà non di poco l’esito dell’adunata potidese. Bossi, sempre più orientato a non assecondare la linea rigorista di Tremonti, è pronto a formulare una lista di provvedimenti in materia fiscale. In grado – a suo giudizio – di sostenere le piccole e medie imprese del nord e ad aiutare le famiglie in difficoltà . Ma il “declassamento” del nostro rating lascerà le richieste d Bossi sul terreno degli slogan. Ma l’equilibrio su cui si regge la maggioranza resta fragilissimo. E ogni scossone è in grado di far precipitare tutto nel precipizio. Anche al di là delle volontà di Bossi e Berlusconi
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