La FIOM esce dall’angolo “Una rivoluzione che passa dalla difesa dei diritti”
La vittoria di Pisapia, il quorum e il successo dei referendum antinucleari e antiliberisti, la crescente agitazione della Fiat per il rischio che le sentenze giudiziarie spà zzino via il modello Pomigliano… in casa Fiom si sente – e forte – il soffio del vento «radicale» che sembra spirare sul Paese. Un vento che ora sembra gonfiare le vele della nave di questo sindacato. Un sindacato che a volte sembra un po’ il classico pugile fighter e incassatore: poco mobile sulle gambe, nessuna concessione allo spettacolo, ma nonostante prenda un sacco di pugni sta sempre lì e non cade mai al tappeto.
E così, ieri, in una conferenza stampa il segretario generale Maurizio Landini aveva accanto Michele Santoro e tutto il gruppo di «Annozero», per presentare la megaserataevento di venerdì 17 a Bologna. Magari può essere considerato abbastanza normale che un conduttore odiato dal centrodestra come Santoro faccia un’iniziativa con la Fiom, nell’ambito della kermesse «Signori, entra il lavoro» che dal 16 al 19 giugno a Bologna festeggerà i 110 anni di vita dell’organizzazione. Meno normale è che sabato 18 a discutere di politica, rappresentanza e sicuramente di Fiat con i metalmeccanici della Cgil ci sia insieme ad Antonio Di Pietro e Nichi Vendola anche Pier Luigi Bersani, il segretario di quel Partito Democratico di cui non molti mesi fa molti importanti dirigenti definirono «irresponsabile» e «incomprensibile» la linea della Fiom sugli accordi voluti dal Lingotto.
«Dalle elezioni amministrative e dal referendum – ragiona Maurizio Landini – emerge una domanda forte di partecipazione e di democrazia che investe la società , e chiede a tutti dei cambiamenti radicali. Un fenomeno che riguarda il cosa si produce, il come lo si produce, e che incrocia tutte le lotte sociali di questi mesi». Il caso Fiat e del cosiddetto «modello Pomigliano-Mirafiori» per la Fiom è diventato una specie di «vissuto condiviso» che si è intrecciato con le battaglie dei precari per il posto del lavoro, quelle delle donne per il rispetto del loro ruolo nella società (la manifestazione «Se non ora, quando»), con quelle contro la privatizzazione dei beni comuni, con quelle per una diversa distribuzione della ricchezza, con quelle contro i progetti di riforma della scuola e dell’università voluti dal governo, con quelle per l’ambiente e dei No Tav della Val Susa. «A partire dal rifiuto delle ingiustizie e delle imposizioni – afferma Landini – tanti movimenti diversi cresciuti in questi mesi sono riusciti a dialogare tra di loro. Creando una forza che va oltre i partiti, che non riescono ancora a dare le risposte necessarie. Un movimento che va oltre la pura difesa dei diritti esistenti, oltre la resistenza. E che chiede ai partiti e anche al sindacato di pensare idee nuove per trasformare questa società ».
Non è detto, ovviamente, che questo vento di radicalizzazione abbia già vinto la partita. Anzi. Sempre che poi questo «metamovimento» dimostri di essere coerente e capace di essere qualcosa di più di un fuoco di paglia. Ma sorge una domanda: la Fiom di Landini, si sente il motore, se non quello principale, di questo processo di radicalizzazione della società italiana? «Siamo stati e siamo solo una parte di quello che sta accadendo – replica il sindacalista emiliano – sarebbe sbagliato dire il contrario. Certo è che le lotte della Fiom e della Cgil, a partire dalla manifestazione di Roma del 16 ottobre con il suo slogan “il lavoro è un bene comune”, hanno avuto la forza di porre il problema, e di intercettare un disagio che stava crescendo. Soprattutto tra i giovani, che vogliono una nuova cultura». Basata sulla partecipazione, sulla prevalenza dei beni comuni e del “pubblico”sul profitto.
Che significa tutto questo nel braccio di ferro in atto tra la Fiom e la Fiat di Sergio Marchionne, che tra pochi giorni vedrà l’avvio al tribunale di Torino della causa contro le newco ? «Io dico che anche grazie alla forza e alla dignità dei lavoratori – dice Landini la nostra azione per salvaguardare il diritto delle persone a dire la loro, a partecipare e a votare trova sempre più consensi. Colpa anche dell’arroganza, così è stata percepita diffusamente, della Fiat. Che ha cercato di affermare il principio che ci sono solo le imprese, e che tutto il resto del mondo si deve adattare a quello che vogliono loro». E i progetti di riformadel sistema della rappresentanza sindacale? «Sono matti, si raggiunge il quorum in condizioni incredibili,e si vuol togliere ai lavoratori il diritto di votare». E il rischio di una legge che trasformi in norma generale il «modello Pomigliano»? «Il popolo – scandisce Landini – con i referendum ha dimostrato di non volere le leggi ad personam . Sarebbe singolare che si proponesse una legge ad aziendam »…
5.748.269 Gli iscritti alla Cgil nel 2010 Tesseramento in crescita, sia pur minima: più 2.104, pari allo 0,04% 362.667 I metalmeccanici della Fiom Questo il dato del 2010, in flessione rispetto ai 363.559 tesserati del 2009 358.853 Nel 2008 il punto più basso E’ cominciata nel 2004 la crisi d’iscrizioni per i metalmeccanici Cgil IL RIAVVICINAMENTO Alla festa del sindacato con Di Pietro e Vendola ci sarà anche Bersani UN DISAGIO DIFFUSO «Donne, precari, giovani Abbiamo vinto grazie a un dialogo tra proteste diverse»
Related Articles
L’ideologia di Renzi: la libertà di licenziare non ha tolto i diritti
Jobs Act. Istat: +242 mila occupati su base annua, ma per il governo i conti non tornano. Visto che i tagli degli sgravi alle imprese hanno diminuito le assunzioni nel 2016, il premier trucca le carte e riparte dal febbraio 2014, quando è iniziato il suo mandato
I tanti dubbi di Bankitalia e dell’Istat sul Def rose & fiori
Le linee di politica economica e finanziaria del governo giudicate troppo ottimistiche, in particolare sul Pil 2017 previsto all’1%, sia da Palazzo Koch che dalla magistratura contabile e dall’Istituto nazionale di statistica
“Impregilo deve fare solo costruzioni cessione del Brasile e l’incasso ai soci”