La democrazia torna a casa

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Quando Stéphane Hessel ha scritto in Indignatevi! che lo sedgno per le ingiustizie subite dovrebbe evolvere in una “insurrezione pacifica”, forse non si aspettava che il movimento degli indignados spagnoli e degli aganaktismenoi greci avrebbe seguito in modo così spettacolare il suo consiglio.

La forte resistenza della popolazione greca alle misure economiche varate era del resto attesa: per tutta la sua storia, la Grecia ha sempre lottato contro l’occupazione straniera e la dittatura con determinazione e spirito di sacrificio. Adesso i provvedimenti imposti da Fmi, Ue e Bce con il pieno consenso del governo greco hanno portato a ben undici scioperi generali, a numerosi scioperi a livello regionale e a innumerevoli episodi di resistenza creativa.

I media greci e stranieri hanno seguito con grande interesse gli scontri tra giovani e poliziotti antisommossa che hanno fatto seguito alle più importanti dimostrazioni, e che hanno lasciato una fitta e densa nuvola di gas lacrimogeni sopra Atene. Queste proteste, guidate dai partiti della sinistra e da alcuni sindacati, hanno eclissato le manifestazioni contro l’austerity che si sono svolte nel resto d’Europa. Ma l’incessante campagna dei media, improntata alla paura, e gli interventi di esperti e intellettuali che seminavano angoscia e sensi di colpa nella maggioranza della popolazione, sono presto riusciti a fiaccare le resistenze.

Tre settimane fa, però, le cose sono cambiate: un’eterogenea moltitudine di uomini e donne “indignati”, appartenenti a ogni ideologia e fascia di età , occupati e disoccupati, ha iniziato a impadronirsi di piazza Syntagma, in pieno centro di Atene e di fronte al parlamento, di tutta l’area intorno alla Torre Bianca di Salonicco e di altri luoghi pubblici nelle principali città . I raduni e le occupazioni delle piazze, che si sono svolti tutti i giorni, hanno coinvolto fino a oltre centomila persone, e sono sempre state pacifiche, tanto che la polizia si è sempre mantenuta a distanza.

I cosiddetti “indignati” hanno manifestato contro l’ingiusta perdita di valore dei lavoratori greci, la perdita di sovranità  che ha trasformato il paese in un feudo neocoloniale dei banchieri e il disfacimento della democrazia. Tutti insieme hanno chiesto un’unica cosa: che le élite politiche corrotte che governano il paese da trent’anni a questa parte e lo hanno portato sull’orlo dell’abisso se ne vadano. Non portano insegne di partito né bandiere.

Ogni giorno migliaia di persone si ritrovano in piazza Syntagma per decidere come portare avanti la protesta. I paralleli con l’agorà  di Atene antica – che dista poche centinaia di metri – non mancano. Chiunque voglia parlare in pubblico riceve un numero ed è chiamato sul palco se viene estratto a sorte, come molti funzionari dell’Atene antica. Chi riesce ad avere diritto di parola rispetta i due minuti accordati, per permettere a quante più persone possibile di dare il proprio contributo.

L’assemblea è moderata efficacemente, senza le tipiche azioni di disturbo che si verificano in tali circostanze. Gli argomenti trattati vanno da questioni prettamente organizzative a proposte di nuove forme di resistenza, dalla solidarietà  internazionale alle alternative e a misure ritenute ingiuste in modo catastrofico. Nessun argomento si spinge più in là  della proposta o della discussione. Inoltre ogni settimana economisti, avvocati ed esperti di filosofia politica intervengono su invito della piazza a dibattiti ben organizzati per proporre valide alternative atte ad affrontare e superare la crisi.

A testa alta

Questa è la vera democrazia. Le opinioni dei disoccupati e dei docenti universitari sono espresse in tempi uguali, discusse con uguale energia e messe ai voti. Gli indignati hanno tolto ai commercianti l’uso della piazza, trasformandola in uno spazio nel quale tutta la popolazione possa interagire. Invece di guardare la televisione fino a tardi, come è consuetudine in Grecia, adesso ci si ritrova in piazza a parlare con gli altri, a condividere opinioni sul bene comune. Se la democrazia è il potere del “demos” – ovvero il potere di coloro che non hanno nessuna qualifica particolare per governare, che si tratti di ricchezza, potere o cultura – allora ciò che sta accadendo in Grecia è quanto di più simile sia esistito nella recente storia dell’Europa alla vera democrazia.

I complessi dibattiti che si tengono in piazza Syntagma hanno completamente smentito il luogo comune secondo cui la maggior parte delle questioni di politica sono troppo tecniche per la gente normale e devono pertanto essere riservate agli esperti. La nozione che il demos ha più nous collettivo di qualsiasi leader – un principio basilare dell’agorà  classica – è ormai un principio acquisito ad Atene. Gli indignati hanno dimostrato che la democrazia parlamentare deve essere integrata con una sua versione più diretta. Un monito appropriato che sottolinea quanto la rappresentanza politica sia sotto pressione in tutta Europa.

La reazione del governo socialista finora è stata imbarazzante. I propagandisti dell’establishment accusano la sinistra divisa delle manifestazioni e degli sporadici episodi di violenza che si sono verificati. Con gli indignati, che appartengono a tutti i partiti e a nessuno, però, questa tattica non potrà  funzionare. Si è concordata una risoluta campagna volta a fermare il voto parlamentare delle nuove misure che il presidente George Papandreou ha concordato con i banchieri e la cancelliera tedesca Angela Merkel, che potrebbero prolungare e aggravare l’attuare recessione e l’alto tasso di disoccupazione fino al 2015 almeno. Una cura peggiore della malattia. La reazione a questi provvedimenti costituirà  il clou del confronto tra gli addetti ai lavori e gli indignati, che ormai si avvicina alla sua conclusione. Oggi la folla di piazza Syntagma si è unita ai sindacati in uno sciopero generale e in una sorta di assedio al parlamento.

Piazza Syntagma di questi tempi è più vicina a piazza Tahrir al Cairo che alla Puerta del Sol di Madrid: l’esperienza di resistenza e opposizione quotidiana al parlamento ha cambiato una volta per tutte i greci e per la prima volta le élite sono preoccupate. In greco la parola stasis significa sia postura eretta che rivolta o insurrezione. La piazza prende nome dalle dimostrazioni che nel XIX secolo rivendicarono dal re una Costituzione, detta appunto syntagma. Ed è proprio questo che gli indignati di oggi stanno facendo: stanno ben eretti per farsi vedere e chiedono a gran voce un nuovo assetto politico che li affranchi una volta per tutte dal dominio neoliberale e dalla corruzione. (traduzione di Anna Bissanti)


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