by Editore | 23 Giugno 2011 8:23
Il Paese sta vivendo una situazione sociale ed economica di grande difficoltà , ma anche in questi ultimi minuti sento che il presidente del consiglio parla di un’Italia che non c’è». La segretaria della Cgil Susanna Camusso presenta così l’«anti-manovra» sul fisco elaborata dal sindacato, spiegando che è all’opposto di quella ipotizzata in questi giorni dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti: «Siamo d’accordo anche noi che c’è bisogno di una manovra subito – dice – ma non va bene quella che sta preparando Tremonti. Non si possono sopportare provvedimenti fatti solo di tagli e riduzioni, la manovra deve mettere al centro la crescita».
C’è anche una stoccata per le imprese: «Se Confindustria pensa che la crescita si può fare solo con i tagli alla sanità , alla scuola, alla ricerca, noi diciamo che non è così». Insomma, ecco le proposte della Cgil, chiedendo una vera e propria rivoluzione delle aliquote fiscali, che sposti il peso dai redditti bassi a quelli alti: «Intanto – dice la segretaria Cgil – deve essere abbassata la pressione sui redditi di dipendenti e pensionati, e questo va fatto a costo zero, data la difficile situazione del deficit e del debito. I soldi ci sono: basta reperirli tassando i grandi patrimoni, con uno 0,5-0,8 o 1%, e a seconda dell’intervento ci saranno ovviamente più o meno risorse. Il modello 20-30-40 ipotizzato dal governo non va bene, perché andrebbe a pesare tutto sul ceto medio, mentre la nostra proposta va a incidere solo sui redditi superiori a 75 mila euro, favorendo i medi e bassi».
Questa riforma redistributiva delle aliquote va affiancata secondo la Cgil da una efficace lotta all’evasione, che si può combattere su più fronti: «Prima di tutto va portata la tracciabilità delle transazioni a 500 euro, in modo da stanare tutto il sommerso dei servizi – spiega Camusso – Poi va fatta emergere, con riforme che non costano, l’attività di tante imprese in nero: delegando i controlli a Comuni e Regioni, che poi potranno reinvestire quanto recuperato per allentare il Patto di stabilità ; rendendo reato il caporalato, contro tante aziende illegali del settore edile e agricolo, e non solo; portando avanti quanto già posto da un emendamento al decreto sviluppo, cioè l’istituzione di un vincolo di regolarità per tutta la filiera di appalti e subappalti».
Alla Cisl, che chiede se la Cgil sia d’accordo sull’aumento dell’Iva sui beni di lusso, Camusso risponde con un distinguo: «Ribadiamo in generale che siamo contrari a operazioni di aumento dell’Iva, perché andrebbero a colpire i cittadini incapienti e della no tax area, che pagherebbero di più i consumi e non avrebbero vantaggi fiscali; quanto al lusso, è un bene colpirlo, ma non va fatto attraverso l’Iva, ma nella più generale riforma delle aliquote che abbiamo proposto, quella sui grandi patrimoni».
La Cgil ce l’ha anche con i costi della politica: «Siamo per retribuire il giusto la politica: si deve permettere anche a chi non è ricco di poterla fare – dice Camusso – Ma obiettivamente ci sono storture che vanno eliminate: i vitalizi ai parlamentari e ai componenti delle assemblee regionali, ad esempio, adeguando nel contempo le retribuzioni, perché oggi sono eccessive».
C’è poi il capitolo contratti: come è ormai noto domani Cgil, Cisl e Uil incontreranno la Confindustria per parlare innanzitutto di rappresentanza. «Per il momento non voglio neanche pensare a un’ipotesi accordo separato e stiamo lavorando perché non avvenga – ha spiegato Camusso – Voglio solo dire a Cisl e Uil che non siamo nel 2009 e che oggi dal Paese viene una forte domanda di partecipazione: la democrazia sindacale è una parte di tutto questo. Dunque invito tutti a riflettere sulle condizioni per fare un accordo unitario».
Insomma, la Cgil sembra disponibile a firmare, «e si può anche fare presto se ci sono gli elementi base: la rappresentatività va certificata nel privato come avviene già nel pubblico; e cioè incrociando i dati associativi delle deleghe, reperibili presso l’Inps, e i risultati delle elezioni delle Rsu, trasmettendoli al Cnel come ente certificatore». Inoltre, «la definizione delle piattaforme può essere proposta dalle segreterie ma va poi sottoposta alla consultazione di tutti i lavoratori». No all’ipotesi di cancellazione delle Rsu per avere soltanto le Rsa, come contenuto negli ultimi accordi Fiat: «La Cgil è contro, e infatti la nostra posizione sulle intese Fiat è nota». No infine alla sostituzione dei contratti nazionali con quelli aziendali: «I contratti valgono erga omnes, è stabilito dalla Costituzione».
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