Indignati fuori dal palazzo

by Editore | 23 Giugno 2011 8:25

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ROMA – Manganelli in risposta a verdure e uova. Così il governo ha tentato di rispedire nell’invisibilità  la rabbia precaria che ieri mattina ha invaso piazza Montecitorio in concomitanza con l’intervento del premier Berlusconi alla Camera. Tutto vano, però, perché la «Piazza dell’Indignazione Precaria», dopo una mattinata di lotta e quando è ormai pomeriggio inoltrato, è ancora lì. 

Fin dalle prime ore della mattinata centinaia di indignati hanno iniziato ad affluire al presidio che, per l’occasione, si è trasformato in una grande assemblea. Al microfono aperto sulla piazza si sono alternate le voci «del Paese reale che soffre la crisi». Ad assediare Montecitorio i precari della scuola, al loro quarto giorno di presidio permanente, i lavoratori «precari» socialmente utili in sciopero per tutta la giornata, quelli del pubblico impiego e del lavoro privato aderenti all’Unione sindacale di base e ai Cobas, gli attivisti di San Precario, i movimenti per il diritto all’abitare, la Rete Roma Bene Comune, gli studenti. Una piazza con tante anime decisa a ribadire che «non è con le spallate politiche che si sfiduciano i governi ma alzando la voce, dal basso». 
Con l’arrivo di una delegazione di ex Lsu in sciopero da Napoli, intorno alle 11, la piazza si riempie. Mentre nell’aula di Montecitorio sta parlando il premier Berlusconi, i manifestanti, tra fischi e urla di «dimissioni», iniziano a lanciare uova, verdura marcia e qualche libro portato lì dai precari della scuola. Il tutto in direzione di un Palazzo difeso da blindati e dai cordoni della polizia. Basta il lancio di un paio di petardi per far alzare la tensione e in pochi minuti una trentina di poliziotti in tenuta antisommossa entrano nella piazza e la sgomberano, spingendo via i manifestanti che si riversano sulla strada. La risposta dei manifestanti non si fa attendere: «In corteo per bloccare le vie della città », urlano dal megafono tentando di riportare la tranquillità . Direzione: ministero della Pubblica amministrazione. «Vogliamo andare a bussare alle porte di casa Brunetta che oltre a essere il responsabile del peggioramento delle condizioni di centinaia di precari non ha nemmeno il rispetto per chi non riesce ad arrivare alla fine del mese», denunciano da San Precario in un coro di fischi rivolti a chi solo pochi giorni fa li ha definiti «l’Italia peggiore». 
Dal ministero il corteo prosegue su via Vittorio Emanuele, paralizzando il traffico della capitale. Quindi verso il Teatro Valle, occupato lo scorso 14 giugno dai precari e dai lavoratori dello spettacolo che salutano il passaggio del corteo ricevendo in cambio cori di solidarietà . Via del Teatro Valle è stretta e i manifestanti la riempiono da cima a fondo. La testa del corteo è intenzionata a proseguire verso piazza Sant’Eustachio ma si trova la strada sbarrata da un blindato della polizia e da un cordone di agenti in tenuta antisommossa. «Ancora una volta sono i manganelli l’unica risposta del Governo nei confronti di chi chiede di fermare la precarizzazione del lavoro, welfare, reddito minimo e servizi per tutti, sempre più a rischio in un paese che dovrà  affrontare una finanziaria da 40 miliardi di euro», spiegano dall’Unione sindacale di base, che ha annunciato per luglio uno sciopero dei precari. 
A sostegno degli attivisti cacciati da una piazza «per cui avevano l’autorizzazione a rimanere fino a sera» arriva anche Stefano Pedica, senatore dell’Italia dei Valori. Così la situazione si sblocca e i manifestanti possono tornare in corteo verso Montecitorio. Da una grande assemblea la decisione che emerge è di non abbandonare la piazza. L’intenzione è quella di «mantenere la mobilitazione nei prossimi giorni verso un autunno di lotta e fare in modo che tante altre piazze come questa si riproducano in tutto il Paese», esclama dal microfono Paolo Di Vetta dei Blocchi precari metropolitani. L’appuntamento, lanciato da San Precario, è per il primo luglio per un’assemblea nazionale verso lo sciopero precario e per mantenere alto il «livello di indignazione» verso la manovra Tremonti.

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