In pensione 5 anni più tardi

by Editore | 24 Giugno 2011 8:08

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«Solo voci», afferma il ministro Sacconi, ma perfino Bonanni questa volta protesta sostenendo che sulle pensioni si è già  sforbiciato abbastanza. Per Emma Marcegaglia, invece, «la stretta sull’età  dà  credibilità  alla manovra». Per Antonio Mastropasqua, presidente dell’Inps, le ipotesi sulle pensioni sono riforme strutturali che tutti attendono. Di parere nettamente contrario, Susanna Camusso: «siamo di fronte a tentativi di fare cassa come sempre col welfare». Come naturale le indiscrezioni di stampa sui contenuti della manovra correttiva da 45 o 60 miliardi fanno discutere. Intanto la Cgil ha simulato gli effetti del provvedimento al quale il governo sta lavorando per l’innalzamento dell’età  pensionabile delle donne e il risultato è devastante: chi è nata nel 1956 potrebbe andare in pensione cinque anni più tardi rispetto ad oggi. Ovvero nel gennaio del 2023 anziché a gennaio del 2016. In ogni caso dal 2020 se la riforma sarà  approvata si andrà  in pensione a 67 anni. Ma vediamo da vicino cosa bolle in pentola.
Il primo provvedimento che riguarda la previdenza è l’anticipo al 2013 (dal 2015) dell’aggancio del momento del pensionamento effettivo all’aspettativa di vita che sarebbe verificata non più ogni tre anni ma ogni due. Il ragionamento è: visto che si campa di più, occorre innalzare l’età  del pensionamento. Per essere chiari, secondo studi demografici, nel 2050 l’età  per beneficiare della pensione di vecchiaia salirebbe a 70 anni e l’aumento sarebbe di 3 mesi ogni 3 anni. Per le donne è prevista una ulteriore novità : così come già  fatto per il settore pubblico, l’età  di pensionamento verrebbe progressivamente elevata a 65 anni che poi salirebbero, come per gli uomini, sulla base della «speranza di vita». Come foglia di fico sulla devastazione del sistema pensionistico è previsto un blocco della rivalutazione automatica le pensioni d’oro, quelle superiori 15 volte le pensioni minime. Si trattrebbe di minori spese pari a circa 150 milioni l’anno. Infine, sarebbe previsto l’innalzamento al 33% dell’aliquota contributiva dei lavoratori parasubordinati. La manovra dovrebbe fruttare circa 350 milioni l’anno. L’entrata in vigore del meccanismo di aggancio dell’età  pensionabile alla speranza di vita, fissato dal ministro Giulio Tremonti appena lo scorso anno al 2015 che ora si vuole anticipare al 2013, dovrebbe fruttare circa 2 miliardi.
Per Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil, l’aumento dell’aliquota contributiva per i parasubordinati al 33%, senza l’introduzione di ammortizzatori sociali per questa fascia di lavoratori e di una garanzia sicura per le loro pensioni, «si trasformerebbe solo nel fatto che i committenti scaricheranno sugli stessi lavoratori parasubordinati l’aumento della contribuzione previdenziale». Per i lavoratori pubblici è in arrivo una nuova tegola: il prolungamento al 2014 del congelamento degli adeguamenti contrattuali. Inoltre ci sarebbe un blocco totale del turn over. Sul fronte del welfare, altri tagli sono previsti con un intervento sulla sanità . Si tratterebbe di tagli per 5-6 miliardi realizzati con il passaggio dalla spesa storica ai costi standard, con la riduzione della spesa farmaceutica e con una ulteriore «razionalizzazione», cioè chiusura, di altri ospedali.
Ce ne sarà  anche per i comuni per i quali si parla di tagli ulteriori dei trasferimenti per 3 miliardi con la promessa che quelli «vituosi» beneficeranno di un allentamento del patto di stabilità  interno. Da notare che ieri la Conferenza delle regioni ha annullato un incontro con il governo: i governatori sono stanchi di apprendere le notizie dalla stampa. Altri 5-6 miliardi arriverebbero da tagli ai ministeri le cui spese dovranno modellarsi sulla base dei costi standard. Si sussurra anche di una sforbiciata ai costi della politica e di ulteriori eliminazioni di enti pubblici.
C’è poi il capitolo «riforma fiscale» che non sarà , però, inserita nel decreto, ma collegata alla manovra con un delega. Insomma, per gli alleggerimenti fiscali ai lavoratori dipendenti non c’è fretta. Tuttavia il decreto dovrebbe contenere anche un capitolo fiscale che si muove su due direttrici principali: le semplificazioni degli adempimenti e il contenzioso tributario.

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