Il mistero della produzione di cocaina: l’Onu non dà più i dati
ROMA – L’Ufficio delle Nazioni unite contro la droga e il crimine (Unodc) non riesce più a fornire dati precisi sulla produzione mondiale di cocaina. Nell’ultimo World Drug Report presentato ieri, durante una conferenza stampa tenutasi nella sede delle Nazioni unite a New York dal nuovo direttore dell’Unodc, Yuri Fedotov, manca ancora una volta il dato della produzione globale della polvere bianca. Un “vuoto” che alimenta i già forti dubbi nutriti a livello internazionale sulla validità delle stime dell’Unodc. Il rapporto, il primo che porta la firma di Fedotov, ex ambasciatore russo in Gran Bretagna, è stato presentato nonostante l’assenza all’ultimo minuto di Gil Kerlikowske, conosciuto come lo “zar” dell’antidroga statunitense e direttore dell’Office of national drug control policy. Un lancio in sordina per un rapporto da cui non emergono grandi novità o forse sì.
Per quanto riguarda i dati della cocaina, sono due anni ormai che la certezza matematica sfoggiata dall’allora direttore dell’Unodc, Antonio Maria Costa, non viene più presa a modello. Negli ultimi due rapporti mondiali, edizioni 2010 e 2011, infatti, il dato sulla produzione globale di cocaina è diventato curiosamente incerto, nonostante fino a due anni fa sembrasse essere certo (rispondendo a Redattore Sociale, in un lancio del 28/07/2009 Costa affermava con una certa veemenza: “Quello che noi facciamo è misurare le coltivazioni di foglie di coca e di oppio attraverso una ripresa satellitare con satelliti che riescono ad individuare oggetti in uno spazio di 4 per 4 metri e la solidità di queste rilevazioni è certa”). Secondo il rapporto del 2010, infatti, la stima della produzione di cocaina viene inquadrata in un range che va dalle 842 tonnellate di cocaina alle 1.111 tonnellate. Uno scarto di 269 tonnellate di cocaina pura, pari alla produzione di un singolo paese. Evento che si ripete in tutta la sua incertezza anche in quest’ultimo rapporto, dove oltre al dato del 2009 si aggiunge quello incerto del 2010 dove la produzione possibile viene indicata tra le 786 tonnellate alle 1.054, con uno scarto di 268 tonnellate. Tuttavia un dato c’è. Ed è quello che la cocaina prodotta, facendo una media su due piedi, è diminuita, anche se con una forbice così ampia è difficile immaginare quale sia il dato che fra qualche anno sarà preso come valido.
Ma non è tutto. Fino ad alcuni anni fa la faccenda dei sequestri veniva considerata in maniera molto marginale. Dal rapporto presentato nel 2010, però il tema comincia ad avere una certa rilevanza. Lo si capisce dalla quantità di ‘pagine’ dedicate al tema in quest’ultima pubblicazione e da quella dei dati snocciolati. Anche qui, però, le zone d’ombra non mancano. Gli ultimi dati forniti dall’Unodc sui sequestri sono del 2009, indicano 732 tonnellate di cocaina eliminata dal mercato illecito. Un trend in aumento rispetto al 2007, quando se ne registravano 690. Tuttavia, il confronto tra il dato della produzione a quello dei sequestri è stridente e per tal ragione il rapporto spiega come il dato complessivo dei sequestri si riferisce a cocaina di cui non è possibile stabilire con certezza il grado di purezza. Per il 2009, spiega l’Unodc, considerando la cocaina pura si arriva ad un range di 431-562 tonnellate sequestrata, che corrispondono ad una percentuale di sequestrato sul totale prodotto che va dal 46% al 60%, vale a dire che secondo le Nazioni unite al mondo la metà della cocaina prodotta viene sequestrata, nonostante sono diverse le fonti della magistratura a livello internazionale che affermano come le percentuali dei sequestri siano molto più basse. Il rapporto, però, spiega come il dato vada preso con cautela, perché le stime relative alla cocaina siano ancora in fase di revisione.
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