by Editore | 6 Giugno 2011 7:17
Ministro dell’Università e della Ricerca scientifica, Valérie Pécresse è in Italia per una serie di incontri. Ma nei due paesi, di questi tempi, si parla soprattutto di come vengono trattate, ma sarebbe meglio dire maltrattate, le donne: come si sente una donna politica in queste settimane?
«Milito per i diritti delle donne e ho firmato la petizione contro il sessismo lanciata da alcune organizzazioni femministe. Di solito non firmo questi documenti, ma dobbiamo batterci per il rispetto delle donne».
Sesso e potere sono diventati negli ultimi mesi, in Italia e in Francia quasi sinonimi, anche se per motivi molto diversi: come lo spiega?
«Il potere esiste dappertutto: in strada, in ufficio, in famiglia, a volte i rapporti possono anche essere capovolti. Dal 2002, quando sono stata eletta deputata per la prima volta, molte donne sono venute a parlarmi di molestie e di violenze. Ci sono tre tipi di comportamento: la seduzione, che nel mondo latino non è considerato un oltraggio ai diritti della persona. Poi vengono le molestie: morali, psicologiche, fisiche, finanziarie. Una violenza spaventosa da vivere, ma le molestie esistono ovunque sia il potere, che non è solo politico. Ma è evidente che in un paese come la Francia, dove la politica è maschile all’85 per cento, esistono comportamenti machisti. Infine, terzo livello, c’è lo stupro, che è un crimine e non ammetto che gli uomini minimizzino: quando una donna dice no, vuol dire no».
È rimasta scioccata da certi commenti di politici francesi sul caso Strauss-Kahn?
«Siamo state scioccate perché alcune personalità hanno dato l’impressione di banalizzare quel che sta succedendo: certe cose non devono e non possono essere banalizzate. Per questo alcune francesi sono scese in prima linea per dire basta. Esiste la presunzione di innocenza, ma i fatti, se sono veri, sono gravi. Sentire alcuni uomini relativizzare ci ha ferite: stiamo parlando di fatti gravi».
E lei? Una donna giovane e bella non ha avuto problemi a farsi strada nel mondo machista della politica francese?
«Per una donna avere dei diplomi è una protezione. E siamo state molto sostenute dagli elettori: quando lavoravo all’Eliseo, gli uomini dicevano che le donne non votano per le donne, mentre oggi si vede che la gente vota più volentieri per noi. Basta pensare a Ségolène Royal, che alle primarie socialiste del 2006 ha battuto due uomini, Dominique Strauss-Kahn e Laurent Fabius, che pensavano di schiacciarla. Gli uomini cercano di frenare l’arrivo delle donne in politica perché si sentono minacciati».
La cooperazione franco-italiana va bene, senza però fare scintille, se non sbaglio.
«I nostri due paesi sono la spina dorsale dei progetti spaziali europei, in particolare il progetto Galileo, ma vogliamo costruire nuove cooperazioni. Anche per questo incontro il ministro, Maria Stella Gelmini, e il sottosegretario Pizza. È vero che esistono problemi per l’assenza di campus in Francia: gli studenti che vanno a Pisa, per esempio, sono alloggiati, noi non sappiamo dove accoglierli. Da noi ci sono 7 mila italiani, la Francia è la seconda destinazione dopo la Spagna. Vorrei che i francesi venissero di più in Italia».
Non c’è anche il problema dei pochi fondi per la ricerca?
«C’è soprattutto la barriera della lingua: vediamo soprattutto una crescita della domanda per andare nei paesi del Nord Europa, in particolare la Svezia, che hanno puntato molto sulla ricerca».
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