Il gran rifiuto di Hemingway a Feltrinelli “Le sue parole sono sinistre”

by Editore | 12 Giugno 2011 6:05

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A rispondere per primo, per conto dello scrittore, fu l’avvocato di Manhattan. Poche parole, il 17 novembre, per chiarire che «il Signor Hemingway desidera per mio tramite informarLa che egli non concederà  l’autorizzazione, né a Feltrinelli né ad altri […] ed anzi proibisce espressamente ogni pubblicazione del genere». Nove giorni dopo toccò all’autore di Addio alle armi che, sdegnato, volle informare di persona Arnoldo Mondadori, il suo editore italiano, della proposta fattagli dall’uomo che aveva appena pubblicato Il dottor Zivago del Nobel Boris Pasternak.
Conservato con le altre carte nell’archivio della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, il biglietto con il «no» a Feltrinelli si spiegherebbe principalmente con l’amicizia e il consolidato rapporto di lavoro che univa Hemingway ai Mondadori. In particolare, ricorda Luisa Finocchi, che dirige la Fondazione, «era molto legato ad Alberto». Nella “lettera chiusa” spedita ad Arnoldo, però, risaltano un riferimento preciso alle supposte convinzioni politiche di Feltrinelli e di Coen, identificato a quanto sembra come membro di un partito di sinistra, e persino una battuta sul cognome di origine ebraica dell’agente letterario. Hemigway riassunse così la vicenda: «La corrispondenza parla da sola, e Lei certo saprà  che tipo è Feltrinelli e come proteggere in queste circostanze i Suoi e i miei interessi. Coen, a parte il suo nome o il partito cui è iscritto, può essere ben definito dal tipo di lettere che scrive: le sue lettere sono sinistre. A lei comunque sarà  ben noto questo genere di uomini se non l’uomo in questione». Cosa lo indusse, oltre al rapporto con Mondadori, a reagire così? La nevrosi? O forse il fatto che, in quel periodo, lo stesso Hemingway venisse ritenuto un comunista, amico di Castro, spiato dalla Cia e al centro di un presunto complotto orchestrato per ucciderlo?
Nella lettera del 26 novembre, promise anche al grande editore di sperare «d’aver presto un nuovo libro da darLe». Commosso per la dimostrazione di lealtà  nei suoi confronti, il vecchio Mondadori volle ringraziarlo. Gli scrisse il 12 dicembre: «Sono estremamente felice, e molto fiero, di questa sua nuova prova di fedele amicizia per me, di cui, naturalmente, non ho mai dubitato. Comunque, queste sono cose che hanno il potere di commuovermi profondamente ». E aggiunse: «Niente poteva rendermi più felice di sentirle menzionare il suo nuovo libro, e posso solo dirle che la promessa di spedirmelo presto, è il miglior regalo per Natale che io possa aver desiderato». Non lo riceverà .

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