Il digiuno contro i corrotti del guru della tv indiana

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Molti suoi discepoli lo hanno già  ribattezzato il secondo Gandhi, altri lo ritengono solo uno dei tanti guru vestiti d’arancione in cerca di popolarità . Il fatto è che Baba Swami Ramdev, 46 anni, ex lattaio dell’Haryana diventato una star tv dello yoga, ha costretto il primo ministro dell’India Manmohan Singh a muovere mari e monti per convincerlo a rinunciare all’annunciato sciopero della fame «fino alla morte» contro la corruzione. Singh gli ha prima scritto una lettera personale, poi ha spedito ben quattro ministri a riceverlo all’aeroporto di Delhi quando il guru è arrivato con un jet privato proveniente dal suo ashram spirituale nel Madhya Pradesh, dove gestisce un canale tv, corsi di asana seguiti in 200 Paesi dalla Scozia alla Bielorussia e diverse industrie di medicina ayurvedica. Ma lo swami ha risposto a tutti che non è affatto intenzionato a fermarsi: dal 4 giugno siederà  sotto un grande capannone in allestimento nel centro di Delhi, dove si aspetta un afflusso di almeno 20mila persone, oltre a quelli che lo seguiranno “in diretta” da 260 centri sparsi in tutta l’India. Una massa di potenziali (e improbabili) martiri in nome dell’ideale più utopico del grande Continente: l’India «libera dai corrotti» e dagli evasori fiscali.

L’annuncio della satyagraha di Ramdev arriva in una delle fasi più calde sul piano morale per il governo del Congresso, che aveva messo la lotta al malaffare tra i primi punti del suo programma per la rielezione, salvo vedere negli ultimi mesi sul banco degli imputati perfino un ex ministro, oggi in galera per lo scandalo della telefonia mobile.
E’ stata soprattutto la tonaca da religioso di Baba Ramdev e la grande popolarità  tra milioni di cultori delle sue sedute televisive di yoga e respirazioni pranayama a far suonare il campanello d’allarme nelle stanze del secolare Congresso di Sonia Gandhi. A supporto del guru si è infatti subito mosso il partito fondamentalista hindu del Bjp, da anni in attesa di un’occasione buona per tornare da protagonista sulla scena politica. Ma per il momento Baba Ramdev (che ha dichiarato di poter coinvolgere 10 milioni di persone in diverse città ) insiste a dire che non ha niente a favore né contro «nessun partito politico», e che il suo digiuno è soprattutto dedicato a recuperare i «fondi neri» dei ricchi evasori indiani depositati nei paradisi fiscali del mondo, dalle banche svizzere alle Mauritius, dove sarebbero occultati secondo lui poco meno di 700 miliardi di euro.
Non è un mistero però che lo swami ha più volte annunciato la possibile formazione di un partito politico col quale presentarsi alle prossime elezioni candidando figure integerrime. Un progetto ritenuto del tutto irrealistico da molti osservatori.
A preoccupare il premier è per ora soprattutto il potenziale impatto mediatico di un’impresa nello stile del Mahatma, con tv e giornali indiani e stranieri pronti a seguire l’evento no-stop. Non a caso Singh si è affrettato a usare parole gentili e comprensive per i nobili intenti del guru: «Noi tutti concordiamo con Ramdev sul fatto che la corruzione è un grande problema, e siamo tutti impegnati a risolverlo con tutte le risorse a nostra disposizione», ha detto.
Nell’ultimo anno del resto il suo esecutivo si è già  trovato alle prese con due casi scottanti sostenuti con l’arma emotiva e popolarissima del digiuno: il primo durante la protesta «fino alla morte» di un politico dell’Andra Pradesh, Chandrasekhara Rao, che dopo 11 giorni senza cibo e poca acqua ha ottenuto una discussione sulla possibile formazione di un nuovo Stato nel Telangana. Il secondo pochi mesi fa, con motivazioni del tutto simili a quelle di Baba Ramdev da parte di un celebre gandhiano, Kisan Baburao Hazare. Il suo sciopero è stato seguito da centinaia di migliaia di twitter e blogger solidali con la sua proposta di avviare l’annosa e mai applicata legge per la formazione del Jan Lokpal, un potente comitato autonomo anti-corruzione in grado – se costituito – di portare a giudizio anche il primo ministro senza passare per il Parlamento. Hazare ha interrotto la sua protesta dopo appena tre giorni, in cambio della sua nomina a membro del gruppo di consulenti per la bozza della nuova legge.
Anche Baba Ramdev ha messo il Jan Lokpal nel pacchetto delle sue richieste alla vigilia dello sciopero della fame, che potrebbe costringere il premier Singh a recarsi personalmente sotto al grande tendone in Ramlila Maidan dove digiunerà  il Guru, per cercare di convincerlo a soprassedere. In ogni caso, oltre che un clamoroso evento mediatico, sarà  forse una prova del nove per il movimento “India contro la corruzione” lanciato da Ramdev e destinato a trasformarsi in un futuro pericoloso partito politico, in grado di spostare parecchi milioni di voti.

 


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