I giovani in festa sfidano i partiti “La vittoria ce la siamo sudata noi”

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ROMA – C’è un tocco di gioia “giovane” e rabbiosa nella piazza della vittoria. I ragazzi dei comitati referendari sentono di essersi fatti un mazzo così per arrivare al risultato. E adesso che hanno vinto non hanno nessuna intenzione di dividere il palco «con i politici», qualunque faccia abbiano e «con i partiti» qualunque essi siano. «Potete restare qui ma per favore togliete le bandiere, questa è una vittoria di tutti i cittadini»: è l’appello di una giovane attivista, voce fresca, tono ultimativo. Ecco allora quei due “vecchi” comunisti arrotolare mestamente due-bandiere – due di Rifondazione. Più in là , anche i militanti dell’Idv sono costretti a fare gli ospiti educati e ammainare i vessilli.
La festa è di tutti, la festa è, soprattutto, dei ragazzi dei Comitati che se la vogliono tenere stretta e celebrarla a modo loro. In piazza della Bocca della Verità , si balla, si canta, avvolti nelle bandiere gialle e blu della campagna elettorale, una mano che fa il segno della vittoria (a volte anche il pugno chiuso) l’altra che stringe il bicchiere di birra gelata (240 litri vanno via in quattro ore; meno richiesta l’acqua). Qui ci sono i ventenni arrabbiati degli «Atenei in rivolta», i trentenni precari per sempre, i figli ribelli della «sinistra ingessata». Il loro è un altro modo di far politica, un’altra visione del futuro. Gentili e terribili come solo i giovani possono essere. Bartolo Mancuso, di Action, si rivolge al presidente del consiglio e lo seppellisce con poche parole: «Sei vecchio, vai a vedere le videocassette».
Il sole picchia quando chiudono i seggi e aprono gli stand della Festa. Non c’è ancora la certezza matematica del quorum raggiunto ma già  si respira felicità  nell’aria. C’è il banchetto delle magliette referendarie: «Oggi 5 euro, domani 50». Cosa vuol dire? La ragazza che le vende si rifà  alla legge del mercato: «Paga di più chi sale sul carro dei vincitori». La musica ha un rimbombo infernale, da discoteca. Si fa trenino con «I cento passi» dei Modena City Ramblers o si intona «Roma meticcia» con la band «Assalti frontali». In una confusione felice e impermeabile di bambini, cani, famiglie, ciclisti. «E’ una giornata di legittimo godimento», esulta Gianfranco Mascia, già  leader del popolo viola. Unico ammesso sul palco un emozionatissimo Stefano Rodotà .
C’è uno schermo gigante collegato con vari canali televisivi. Appare Pier Luigi Bersani. Gli tolgono l’audio: spiace ma sta parlando al microfono uno dei Comitati per l’acqua bene comune… Quando arriva la faccia di Berlusconi, novello sponsor delle energie rinnovabili, l’effetto è corale: «Dimissioni! Dimissioni! Vai a casa, ci hai rotto i coglioni». Da abbinare a quel cartello laggiù: «Silvio ti spacco il quorum». Invano alcuni ciclisti referendari tenteranno di raggiungere la blindatissima casa del premier, in via del Plebiscito, per dirglielo direttamente.
In mezzo alla folla le facce note di Sel, Giovanni Berlinguer, Patrizia Sentinelli, Gennaro Migliore, Elettra Deiana, Paolo Cento. Transita anche Fausto Bertinotti, con passo rapido e massima discrezione: «La vittoria? Tutta merito loro… «. Nessuno dei «grandi» è protagonista. Non lo sono né Paolo Ferrero né Antonio Di Pietro, sbarcato in piazza assieme a Leoluca Orlando, dopo un brindisi in famiglia e una passeggiata a piedi da Piazza Venezia al grido di «Silvio dacce le chiavi» (di palazzo Chigi). Roma saluta: gente alle finestre, clacson di approvazione.
Il distacco tra movimenti e partiti è evidente. Il segretario Cgil Susanna Camusso lo spiega così: «Questi ragazzi si sono sentiti soli a lungo. La politica è arrivata tardi. Bisognerà  ricucire la distanza». La sensazione è che ci si dovrà  adeguare a un linguaggio e a una partecipazione diversi, come dice Ciro Pisacane, fra i promotori dei referendum. Andiamo o non andiamo. Il Pd, alla fine, invia in punta di piedi Rosy Bindi che si infila in mezzo ai ragazzi. Marta la ferma: «Ora sapete cosa vogliamo da voi». «So bene che il vostro messaggio non è solo per Berlusconi», risponde lei. Tra canti, abbracci e risate, il messaggio è infatti anche per il centrosinistra. Qui non si fanno sconti.
Onorevole, posso fotografarla con questo cartellone? Bindi acconsente senza guardare la scritta e quando la vede è troppo tardi («Ciucc… il quorum»). In piazza del Pantheon i Verdi di Bonelli festeggiano con spumante e una torta gigante con lettere di panna: «Grazie Italia». Poi raggiungono anche loro la festa dei referendari. Arriva la notizia ufficiale della vittoria. Tutti insieme a cantare «Bella Ciao», giovani e vecchi.

 


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