Grecia, stretta sul piano di aiuti ok delle banche francesi e tedesche
BERLINO – «Bisogna salvare la Grecia, o una crisi molto peggiore di quella scatenata nel 2009 dal fallimento di Lehman Brothers si abbatterà sull’economia mondiale e travolgerà anche la ripresa tedesca», ha detto la cancelliera Angela Merkel in un drammatico messaggio video. La sua linea sembra imporsi: le banche private tedesche e francesi si dicono disposte a partecipare al soccorso in extremis di Atene, e il capo dell’Eurogruppo, il premier lussemburghese Jean-Claude Juncker, ha definito necessaria e inevitabile una ristrutturazione soft del debito ellenico e irrinunciabile, ma solo su base volontaria e senza obblighi imposti dai poteri politici, una partecipazione degli istituti di credito. La linea dell’emergenza (salvare i greci per salvare tutti, con l’aiuto delle banche private) formulata come strategia dal ministro delle Finanze federale Wolfgang Schaeuble, e contestata dalla Banca centrale europea, diventa dunque linea francotedesca al massimo livello. Angela Merkel scende in campo, Juncker la appoggia, le banche danno segnali favorevoli. In vista della riunione di martedì dell’Eurogruppo la Bce, contraria a oltranza a una ristrutturazione del debito greco, può trovarsi isolata o in minoranza.
I segnali delle banche francesi e tedesche sono venuti in due modi diversi. Il sì degli istituti di credito della Quinta repubblica veniva annunciato dal Financial Times: «Le banche francesi sono d’accordo in linea di principio a sottoscrivere nuove emissioni di titoli di debito pubblico della Grecia per rimpiazzare i bond in scadenza, praticamente rinnovando gli impegni attuali, a condizione che tutti i creditori facciano lo stesso», ha scritto il quotidiano globale sottolineando che la scelta viene appoggiata dal potere politico. Poche ore dopo, Michael Kemmer, presidente del Bundesverband deutscher Banken (l’Associazione delle banche tedesche) affermava che «non è irragionevole quanto il ministro Schaeuble propone, e gli istituti membri della nostra associazione parteciperanno».
Guidata da Angela Merkel e Wolfgang Schaeuble, appoggiata da Sarkozy, l’offensiva dei più influenti governi europei (quasi tutti conservatori) per respingere il no della Bce a una ristrutturazione del debito greco e per convincere con un pressing da tiro incrociato le banche private a parteciparvi, va avanti. «Magari si può fare anche ricorso a una pressione dolce» sugli istituti privati perché diano un contributo ufficialmente volontario, ha detto il ministro delle Finanze belga, Didier Reynders. E ha parlato di un pacchetto di nuovi aiuti per Atene di almeno 80 miliardi – ma secondo Berlino ne servono da 90 a 120 – di cui al minimo 25 miliardi dovrebbero essere forniti dalle banche private.
«La Grecia ha bisogno di una ristrutturazione soft del debito, anche se solo su base volontaria, senza il parere contrario della Bce, e con partecipazione solo volontaria delle banche private», ha ammonito Juncker in un’intervista a una radio tedesca. Poche ore dopo, “Angie” ha lanciato l’avvertimento più duro: «Non possiamo fare nulla che metta in pericolo l’euro e la ripresa mondiale, e che quindi travolga anche la ripresa tedesca». Se Atene andrà al fallimento incontrollato, ha detto la cancelliera, affronteremo una crisi globale ben peggiore di quella che fu scatenata dal crac di Lehman Brothers. «Noi tedeschi abbiamo avuto molto dall’euro, quindi aiutare un paese dell’eurozona debole e in crisi è un dovere da compiere nel nostro interesse», ha aggiunto; «nell’interesse della difesa della nostra economia non c’è altra scelta che aiutare i paesi dell’eurozona in crisi». Dopo l’addio accelerato al nucleare, l’invito a salvare Atene per salvare l’Europa è un nuovo, forte segnale di leadership globale di Frau Merkel.
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