Grecia, il «piano B» arriva da Parigi

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PARIGI – L’Europa aspetta che il parlamento greco approvi il nuovo piano di austerità , malgrado le forti proteste. Sui greci pesa la minaccia del Fondo monetario internazionale: senza rigore, l’istituzione non parteciperà  al versamento della quinta tranche di 12 miliardi di euro (sui 110 decisi nel maggio 2010) e Atene rischia il default già  da quest’estate. L’Fmi nominerà  nei prossimi giorni il successore di Dominique Strauss-Kahn, dimessosi a causa di uno scandalo sessuale, e la personalità  in pole position, la francese Christine Lagarde, ha già  detto che non sarà  lassista sull’Europa.
Ma gli europei, che non si fidano dei greci e temono il voto del parlamento di Atene, stanno già  preparando un piano B. In altri termini, tutti sanno che la Grecia non riuscirà  a pagare tutto il debito che ha accumulato grazie ai bassi tassi di interesse di cui ha potuto godere facendo parte della zona euro. Ma, allo steso tempo, tutti sanno che questa è una cosa che non si deve dire, per non spaventare ulteriormente i mercati. Tanto più che ormai è stata approvata, un po’ attenuata, la proposta tedesca di coinvolgere i privati, banche, assicurazioni, fondi di investimento, nella ristrutturazione di fatto del debito greco, a cui parteciperanno in modo «volontario».
Così il Tesoro francese, insieme al ministero delle finanze e con la partecipazione del segretario generale dell’Eliseo, nel fine settimana ha messo a punto un piano di roll over del debito greco, ufficialmente presentato come una «emanazione delle banche». Le banche francesi, dopo quelle tedesche, sono le più esposte in Grecia: secondo i dati della Banca europea dei regolamenti internazionali, si tratta di 10,3 miliardi di euro, concentrati nelle tre grandi: Bnp, Crédit Agricole e Société Générale. Il piano messo a punto ora prevede che ogni volta che le obbligazioni greche arrivano a scadenza vengano reinvestite al 70% sempre in Grecia. Il 50% di questo 70% andrebbe collocato in obbligazioni a 30 anni, mentre il 20% andrebbe a costituire una sorta di «garanzia» su questo nuovo debito. Sui tassi di interesse potrebbe esserci un «premio» legato alla futura crescita economica di Atene.
Per la Grecia ci sarebbe il vantaggio di respirare sul lungo periodo (76,5 miliardi di euro arrivano a scadenza entro il 2014), con tassi di interesse pari a quelli del Fondo di stabilità  europeo, che è valutato AAA (il miglior voto, mentre ormai la Grecia è CCC, il peggiore). 
La proposta francese è stata presentata ieri a Roma, a una riunione tra la lobby bancaria Institute of International Finance e il Comitato economico e finanziario dell’Unione europea, che doveva studiare le modalità  della partecipazione dei privati al salvataggio della Grecia. I tedeschi sono possibilisti sulla proposta francese, anche se dalla riunione non sembra essere uscito nulla di definitivo. C’è comunque tempo fino al 3 luglio, giorno della prossima riunione dell’eurogruppo a Bruxelles, quando saranno anche più chiare le intenzioni greche (il piano di austerità  dovrebbe venire votato – o respinto – entro il 30 giugno).
Ieri a Parigi Nicolas Sarkozy ha accennato alle grandi linee del piano delle banche francesi: «abbiamo concluso – ha detto il presidente – che spalmando i prestiti su una durata di 30 anni e mettendoli ad eguale livello dei prestiti europei più un premio indicizzato su quello che sarà  la crescita greca, abbiamo qui un sistema che senza dubbio ogni paese potrà  trovare interessante». Sarkozy ha precisato che le banche francesi sono pronte «a emendare» questo piano. 
Nei fatti, questo piano significa un taglio mascherato sul 50% del debito greco, cioè un mezzo default, che però non viene dichiarato tale. Non ci sono le garanzie pubbliche, come chiedevano i tedeschi, ma esiste un’opzione di sicurezza con il 20% del fondo di garanzia. Questa settimana è cruciale per la Grecia, ma anche per l’euro. Le autorità  insistono sul fatto che non siamo di fronte a una crisi dell’euro – difatti resta alto, quindi richiesto – ma a una crisi del debito. Pascal Lamy, direttore del Wto (Organizzazione mondiale del commercio) ha spiegato ieri che «la zona euro non è messa in pericolo dalla Grecia, non è troppo tardi per evitare un fallimento. Siamo di fronte alla storia classica di un piccolo paese che per lungo tempo ha speso più di quello che guadagnava perché ha acceso prestiti a tassi di interesse molto bassi».


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