Gheddafi senza soldi, ufficiali in fuga “I tank del raìs nei siti archeologici”

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Un altro gruppo di circa 40 ufficiali dei servizi di sicurezza e dell’esercito libico ha abbandonato Gheddafi: nei giorni scorsi con un barcone gli ufficiali hanno lasciato la Libia e sono passati in Tunisia, seguendo l’esempio dei loro colleghi (anche generali e colonnelli) che quasi un mese fa erano fuggiti in Italia con l’aiuto dei funzionari dell’Aise. «E’ ancora un segnale di un regime sempre più debole, anche se continua a resistere e combattere con violenza come vediamo ogni giorno», dice un funzionario del governo italiano che segue la guerra di Libia. Nei prossimi giorni qualcuno di questi capi militari libici potrebbe passare in Italia, dopo essere stato ascoltato e valutato dai servizi di sicurezza e dalla Farnesina. «Ma nessuno di noi ha ancora messo in fila i segnali necessari a farci capire che la fine di Gheddafi è imminente», precisa un ambasciatore: come dire che per ora nessuno azzarda più previsioni sulla caduta del regime.
Altro segnale negativo per Gheddafi lo ha lanciato l’ex governatore della banca centrale libica (e membro del consiglio di amministrazione di Unicredit) Farhat Bengdara: secondo il dirigente, Gheddafi all’inizio della guerra aveva 500 milioni di dollari in contanti, «ma adesso quel capitale è quasi del tutto esaurito, non hanno combustibile per i carri armati, mancano risorse per la macchina militare». Per Bengdara il regime avrebbe chiesto a tutti i direttori delle banche straniere ancora presenti in Libia di consegnare qualsiasi somma in valuta avessero: i direttori sono stati costretti ad obbedire, ma poi hanno lasciato immediatamente i loro incarichi.
Sul fronte opposto, però, l’Alleanza continua a incontrare mille difficoltà , che spesso vengono create dalla mancanza unità  politica sulla guerra di Libia. Negli Usa, per esempio, il Congresso ha votato un emendamento che vieta l’uso di fondi per le operazioni militari in Libia. Il testo si richiama al “War Powers Act”, la legge del 1973 che vieta al presidente di inviare truppe all’estero per più di 60 giorni senza voto del Congresso. Si tratta più di una mossa per limitare la libertà  di manovra di Obama che un voto contro la guerra, ma politicamente l’effetto è lo stesso. Lo Speaker della Camera Boehner scrive una lettera al presidente: «Ci spieghi su quali basi legali continuerà  la missione dopo il 19 giugno».
Sul fronte militare a parte il lancio di alcuni razzi e missili in Tunisia all’altezza del confine, la notizia più curiosa è che i gheddafiani si nascondono anche tra le rovine di Leptis Magna. Quella che fu una delle più grandi città  romane in Africa sarebbe stata scelta per nascondere camion lanciamissili e anche carri armati. I portavoce della Nato sanno bene che Gheddafi potrebbe aver scelto le rovine come «scudi archeologici», ma hanno detto che «noi bombarderemo i mezzi del regime che minacciano il popolo libico», lasciando capire che potrebbero entrare in azione anche a Leptis Magna.

 


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