by Editore | 22 Giugno 2011 7:52
ROMA – «Non c’è spazio» per un taglio delle tasse che non siano interamente finanziate e se cadesse il governo, rating inalterato. Così la vede Fitch, l’altra grande agenzia che valuta l’affidabilità dei paesi e che, a differenza di Standard&Poor’s e Moody’s, per il momento non cambia né il giudizio né le prospettive dell’Italia ma si mette in finestra. E dunque, per cominciare, attende di conoscere «i dettagli» della manovra da 40 miliardi. Avverte che qualsiasi riduzione del carico fiscale «va controbilanciata allargando la base imponibile, recuperando evasione o tagliando la spesa pubblica». E soprattutto, attribuisce una importanza relativa ad una eventuale crisi del governo Berlusconi: «Se dovesse inaspettatamente cadere, non cambieremmo automaticamente il rating o l’outlook purché un nuovo esecutivo sia in grado di realizzare efficacemente le misure di rigore fiscale». Quello che preoccupa è invece la debolezza della ripresa per i suoi risvolti sui conti pubblici: se dovesse andare in stallo e l’Italia cadesse in recessione, allora il consolidamento fiscale potrebbe correre dei rischi. Oggi Fitch assegna al paese un punteggio di «AA-», inferiore a quello di Moody’s ma superiore a quello di S&P.
La posizione di Fitch sull’Italia, illustrata all’Ansa da David Riley, responsabile dei rating sovrani, arriva nel giorno in cui il premier ricorda che queste agenzie «ci tengono sotto osservazione» e che «le locuste della speculazione» aspettano solo l’occasione per agguantare le prede deboli. Segue di poche ore l’iniziativa di Moody’s che mette sotto la lente oltre al paese, anche le sue principali aziende pubbliche e ben 23 tra Regioni, comuni e province. Gli interessati reagiscono con fermezza. «Siamo tranquilli», assicura l’ad di Enel, Fulvio Conti. «Non siamo preoccupati», gli fa eco il presidente di Eni, Giuseppe Recchi. E così via anche per i responsabili delle altre grandi società coinvolte. Si ribellano i sindaci e pure i numeri uno degli enti locali. «Preoccupa il paese non la regione», precisa Vasco Errani, responsabile dell’ Emilia Romagna. «Il Veneto non è a rischio», mette in chiaro il governatore Luca Zaia mentre Roberto Formigoni chiede per la Lombardia autonomia fiscale e finanziaria «per continuare a veleggiare al di sopra del rating dello Stato».
Il rigore dei conti è una priorità non solo per le agenzie di rating ma anche per Emma Marcegaglia, presidente della Confindustria che giudica «essenziale» il pareggio di bilancio entro il 2014. Ribadisce che la maxi-manovra «si può e si deve fare». Chiede di coniugare rigore e crescita, perché una espansione economica dell’1% appena come si profila oggi semplicemente «non basta». Secondo Fabrizio Saccomanni, direttore generale della Banca d’Italia, un piano credibile di risanamento e riforme «avrebbe un immediato impatto positivo sui mercati».
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